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    ARCHIVIO SPETTACOLI

    Storie di una Repubblica, D. Focardi (2019)

    Titolo: Storia di una Repubblica

    di Dario Focardi
    con Dario Focardi e Davide Giromini (fisarmonica)
    musiche originali Davide Giromini
    produzione Teatri della Resistenza

    L’idea Storie di una Repubblica nasce nella primavera del 2010, dopo che mio nonno, classe 1915, partigiano ferroviere, come scriveva lui, se ne era andato a gennaio di quello stesso anno. In quel momento ho sentito il bisogno di mettere in fila le storie che mi raccontava nelle lunghe estati che passavo con lui al mare da bambino, di metterle in fila e di raccontarle agli altri. Come potrete immaginare non sono chiaramente tutte quelle che mi ha raccontato, ma sono quelle che più mi hanno segnato e che mi hanno fatto percepire da bambino cosa fosse stata la lotta partigiana.

    Però, in Storie di una Repubblica, c’è anche il pallone perché mio nonno era un grande tifoso e andava allo stadio fin da giovane, almeno fin quando gliel’hanno permesso i fascisti e così ci sono i portieri con i berretti in testa, i palloni cuciti a mano, le scarpe con i chiodi di ferro e i grandi primi stadi costruiti dal fascismo per il Mondiale del 1934, primo fra tutti l’odierno Comunale di Firenze, che fu ideato dall’architetto Pierluigi Nervi e che era intitolato a Giovanni Berta.

    Quindi c’è il pallone e poi c’è la Resistenza, poi ancora la Resistenza e poi ancora il pallone e le due cose si confondono nel racconto perché entrambi sono “giochi” collettivi, e così, in un continuo intrecciarsi di piani e contenuti, gli affetti e i ricordi della guerra si mescolano all’odore del prato e alle linee bianche di gesso del campo di un calcio che allora era ancora povero e pieno di passione.

    In Storie di una Repubblica ci sono tre storie di pallone ascoltate attraverso i racconti estivi di mio nonno ed è da quei racconti estivi che emergono con forza le veglie, i canti, l’odore e il sapore di una stagione, quella dell’infanzia, che non dovremmo dimenticare mai, perché è da essa che nasce il nostro imprinting verso le emozioni del mondo.

    C’è il racconto della Partita della Morte, c’è l’ultimo spezzone del grande Arpad Weisz, l’allenatore magiaro del Bologna che tremare tutto il mondo fa e che fu ucciso in un campo di concentramento perché ebreo, e poi c’è Bruno Neri. Ecco, se c’è una cosa di cui sono sicuro rispetto a questo spettacolo è che, quando ho cominciato a scriverlo, esso sarebbe dovuto essere la storia di un nonno che amava il pallone e che aveva fatto la Resistenza, poi mano a mano che ci lavoravo sopra esso è diventato la storia di Bruno Neri, che morì da calciatore partigiano.

    Quel che posso dire è che questo spettacolo è dedicato a Bruno e a mio nonno perché senza quelli come loro oggi non saremmo liberi.

    Dario Focardi

    SGUARDAZZI/RECENSIONI