ARCHIVIO SPETTACOLI

    Virtù dell’oscurità, Bigatto-Capaccioli (2015)

    Titolo: Virtù dell'oscurità

    drammaturgia Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
    liberamente tratto da Le tre ghinee
    di Virginia Woolf
    un’idea di Lisa Capaccioli
    con Elena Ghiaurov
    e con Valentina Cipriani, Francesco Dendi, Antonella Miglioretto
    regia Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
    scene e costumi Giulia Breno
    produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana

    Due drammaturghe di generazioni diverse e con differenti esperienze teatrali si uniscono osservando con sguardo contemporaneo lo stile, la scrittura e le considerazioni appartenenti ad uno dei più grandi miti letterari del ‘900.

    “Cosa possiamo fare per prevenire la guerra?”
    Questa la domanda da cui parte la riflessione di Virginia Woolf, nel saggio teorico Le tre ghinee, scritto tra il 1936 e il 1937, qualche anno prima del drammatico scoppio della seconda guerra mondiale. Virginia Woolf osserva impietosamente le cause eterne, sempre presenti anche in noi stessi della violenza: la vanità, il desiderio di onori, di fama, di potere. Mettendo a confronto il punto di vista femminile e maschile sulla questione guerra, ci invita a individuare i germi delle dittature che spesso assumono le vesti smaglianti dell’autoaffermazione.

    Il riadattamento per la scena di questo saggio teorico ha seguito due obiettivi: quello di far in modo che il testo, sebbene collocato nel suo preciso momento storico, additi la contemporaneità, mostrandocela in filigrana, e quello di mantenere, nonostante tagli, accorpamenti e riscritture, quella voce così chiara e presente, quello stile così riconoscibile da poter diventare, in scena, figura.

    L’attrice protagonista Elena Ghiaurov restituirà l’asse portante delle parole di Virginia Woolf in prima persona, così come il testo originale è scritto, ma non sarà chiamata ad un lavoro mimetico se non attraverso l’adesione alla logica e al flusso del discorso dell’autrice.
    Lo spettacolo non si configura esattamente come un monologo, altri attori popoleranno la scena, attori ai quali verranno affidati i diversi materiali che Virginia Woolf cita nello sviluppo della sua tesi: articoli di giornale, frammenti di biografie, citazioni letterarie.

    La scena rappresenta uno spazio mentale, la solitudine di quella stanza tutta per sé, presupposto del lavoro creativo secondo le note parole di Virginia Woolf.

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