Emigrare con fantasia: “Il grande viaggio” di Alessandro Serra

Sguardazzo/recensione di "Il grande viaggio"

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Cosa: Il grande viaggio
Chi: Alessandro Serra
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 24/03/2015
Per quanto: 70 minuti

Al Teatro del Giglio si apre il Lucca Teatro Festival con Il grande viaggio, primo appuntamento della ricca rassegna che durerà sino a domenica 29 marzo. Lo spettacolo di Alessandro Serra intesse una narrazione lineare, ma densa, sul tema della migrazione: l’universo di riferimenti è quello degli italiani che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, salparono per tentare fortuna in America. Giovanni, il protagonista, va negli Stati Uniti alla ricerca di un lavoro e del farmaco (dal nome complicatissimo) che potrebbe salvare la moglie, rimasta in patria e colpita da una grave malattia.

Si vedono molti personaggi, ma se ne percepiscono ancora di più: ci sorprende quando, alla fine, scopriamo che sono soltanto quattro gli attori. Con semplici espedienti, aggiunti a una indiscutibile versatilità, gli interpreti cambiano di carattere in un batter d’occhio: è così che il facchino capo – protagonista della prima scena – solo togliendo i baffi finti e mettendo un papillon si trasforma in Giovanni. Il turbinio di figure è accompagnato ora da musiche dolci e lente o, nei casi più felici, da una più allegra colonna sonora punteggiata da rumori fumettistici, a evidenziare gesti particolarmente esuberanti. La narrazione abbandona, in parte, il filone sul “viaggio della speranza”, virando verso personaggi e situazioni di tipo fantastico: con l’arrivo dello scienziato alla ricerca del laboratorio vagante, l’atmosfera ricorda certe animazioni di Myazaki. Il ricercatore pazzo (Simona Di Maio) è il personaggio che più resta impresso: la parrucca grigia, piena di borotalco, conferisce un’aura soprannaturale ai movimenti secchi e scombussolati. Accento tedesco, strani orologi, occhiali: sarà lui a fornire l’agognata medicina a Giovanni.

La messinscena alterna il tono buffo a quello serio, prevalente quando si vuol riflettere sul viaggio dei migranti o sulle loro sfortune. Neanche a dirlo, i bambini preferiscono il primo, accompagnato da momenti di esilarante clownerie: non possiamo dar torto ai piccoli spettatori. Il grande punto di forza dell’allestimento è, infatti, la capacità di evocare un mondo lontano nel tempo o nella mente del suo creatore. Tecnicamente inattaccabile sotto ogni punto di vista: recitazione, scene, luci e musica sono di altissimo livello. Unica pecca, a volerla trovare: a volte dimentica di essere uno spettacolo per bambini di 5 anni e perde un poco il contatto con il suo pubblico.

Il grande viaggio, Alessandro Serra, 2013 (ph. Ilaria Scarpa)

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un gioco sarebbe... evocativo come le ombre cinesi

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il grande viaggio

testo, regia, scene e luci Alessandro Serra
con Andrea Castellano, Simona Di Maio, Massimiliano Donato, Francesco Rizzo
realizzazione oggetti di scena Tiziano Fario


dai 6 anni

Il Grande Viaggio è una storia universale e comune. La storia di uno di quei viaggi che non si compiono per scelta ma per necessità. Lo spettacolo affronta con forza ma anche con leggerezza il tema dell’immigrazione, vista come opportunità di crescita attraverso le difficoltà e come percorso di conoscenza. Un giovane falegname, con la valigia carica di speranza e ricordi preziosi come tesori, parte da un paese lontano, attraversa il mare e approda in una patria nuova e sconosciuta. Lascia a casa la povertà ma anche il suo cuore e una moglie ammalata che attende di poterlo raggiungere. L’uomo approda in un mondo estraneo e bizzarro ma si sente forte e determinato perché sa che deve trovare presto un lavoro per comprare un farmaco speciale in grado di curare la sua amata compagna. Ma a volte è difficile capire quale strada percorrere e lottare contro la solitudine e lo sconforto che, come inquietanti, invisibili presenze, minacciano di spegnere la speranza, fino all’ultimo lume… Nel momento di maggior sconforto, gli appare, inattesa, la buffa figura di un compagno segreto: la sua anima in forma di animale, un aspetto sopito ma vigoroso del suo io più profondo, il daimon. Ciò che per alcune tradizioni è l’animale totemico, lo spirito guida che ci conduce e ci sostiene quando l’unica possibilità sembra quella di cedere allo sconforto. Ma per realizzare un sogno non bastano il coraggio e la speranza, serve anche un altro essere umano che tenda una mano e regali una possibilità così, nel suo periglioso cammino, il falegname incontrerà un altro personaggio veramente molto insolito…. Inizia così, per il protagonista, un vero e proprio percorso iniziatico che correrà su due binari paralleli: quello del mondo e quello dell’anima. Al termine del Viaggio, il protagoista capirà che nella parte più profonda di ogni essere umano riposa una forza segreta che aiuta a non perdere il coraggio, ad andare avanti, a non rinunciare e che anche l’esperienza più infelice può essere non solo un ostacolo da superare ma anche un’occasione da cogliere, una possibilità di rinascita.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.