Così fan tutti: Pinter secondo Michele Placido

Sguardazzo/recensione di "Tradimenti"

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Cosa: Tradimenti
Chi: Harold Pinter, Michele Placido, Ambra Angiolini, Francesco Scianna, Francesco Biscione
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 23/01/2016
Per quanto: 75 minuti

Con la nozione di mutuo ambiente cognitivo si intende l’insieme di fatti manifesti a due interlocutori e di cui a entrambi è, si scusi il bisticcio, manifesto che all’altro sono manifesti. Sarebbe a dire: io so che tu sai; tu sai che io so; io so che tu sai che io so, e così via. Le interazioni nella vita quotidiana, d’altronde, non sono precedute da una verifica di cosa sia effettivamente manifesto all’altro: Harold Pinter – che probabilmente non conosceva le teorie di Sperber e Wilson – gioca sempre sull’esasperazione dello scarto tra ciò che crediamo che l’altro sappia e quello che effettivamente sappiamo conosciuto dall’altro. Concetto in apparenza contorto, ma se applicato all’adulterio, come in questo Tradimenti, diventa chiarissimo: ripercorriamo in scena la storia di Emma (Ambra Angiolini), sposata con Robert (Francesco Biscione), che tradisce con Jerry (Francesco Scianna), il migliore amico del marito. L’occhio dello spettatore parte dal 1977, quando ormai la storia è finita da un paio d’anni, e ne ripercorre i passaggi salienti fino alla sua origine, nel 1968: dalla nostra comoda prospettiva posteriore ne leggiamo in nuce le tendenze che porteranno, inevitabilmente, al collasso.

A. Angiolini e F. Scianna in 'Tradimenti' di Michele Placido (ph. Federico Riva)Così fan tutti, verrebbe da dire: andando avanti nella storia (o, meglio, indietro) emerge, più o meno esplicitamente, che non solo i tre personaggi in scena, ma anche quelli nominati, tendono al tradimento piccolo-borghese. Vita agiata, ristoranti, viaggi a Venezia: l’adulterio diventa quasi uno status symbol, una seconda casa emotiva.

Pinter sperimenta tutte le possibili combinazioni tra i tre personaggi, in un vortice di provocazioni e negabilità plausibili in cui non è mai chiaro chi sia a conoscenza di cosa. Un’innocente conversazione su un’escursione a Torcello diventa il ring per insinuare subdolamente l’infedeltà della moglie, senza prendersi la responsabilità dell’affermazione. Il confronto di pareri su un autore è un terreno parallelo in cui far intendere (forse) all’amico di essere a conoscenza della tresca. Parlare di qualcosa per dire qualcos’altro è un tratto distintivo della produzione pinteriana che, riferito all’infedeltà coniugale, crea un’alchimia perfetta, un equilibrio precario di tensione e coinvolgimento. O almeno dovrebbe.

Il terzetto in scena (diretto da Michele Placido) si limita a cavarsela: sono evidenti i passaggi in cui il regista ha indicato certe inflessioni riguardo a parole o gesti. Manca una visione organica del testo, recitato come una qualsiasi commedia: il modo in cui è trattato il triangolo amoroso fa pensare a un cinepanettone in cui, però, nemmeno si ride.

A. Angiolini, F. Scianna e F. Biscione in 'Tradimenti' di Michele Placido (ph. Federico Riva)Le scene di Luca Amodio sembrano votate all’obliquo, simbolo della comunicazione indiretta e incompleta che segna i dialoghi pinteriani. Le poltrone, il muro sul fondo, le linee di luce: tutto appare tagliato, monco. Anche i tre grandi specchi, usati spesso come schermo per le videoproiezioni, non riflettono chiaramente la realtà, ma sono opachi e sfuggenti.

Angiolini, Scianna e Biscione non fanno niente di sbagliato: è difficile contestar loro una qualche mancanza “oggettiva”. Reggono bene la scena, sono convincenti e a tratti anche piacevoli. Manca qualcosa, però: non sono loro a rendere un servizio al testo dell’autore inglese, ma anzi è il soggetto stesso che li salva, fin dove può, dalla vacuità e dalla piattezza. Si assiste a un’ora e un quarto di spettacolo che sembra durare tre volte tanto. L’abbonato lucchese, però, non si lascia intimorire e si diletta nell’arte dell’applauso inutile durante il cambio scena (probabilmente solo per il gusto di svegliare di soprassalto il vicino).

A. Angiolini in 'Tradimenti' di Michele Placido (ph. Federico Riva)

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... una specie di carota sarebbe... "Mercado de Paris" (quelle piccole e tonde come ravanelli)

Locandina dello spettacolo



Titolo: Tradimenti

di Harold Pinter
con Ambra Angiolini e Francesco Scianna
e con Francesco Biscione
regia Michele Placido
musiche Luca D’Alberto
luci Giuseppe Filipponio
produzione Goldenart production


Nel 1977 sono ormai passati due anni da quando Emma e Jerry hanno interrotto la loro relazione. Non sono mai stati sposati, né fidanzati: sono stati amanti, la prolungata “distrazione” di Emma da suo marito Robert, di Jerry da sua moglie Judith. Per cinque anni hanno affittato un appartamento per fare l’amore, finché Robert non ha costretto Emma ad ammettere tutto. E dopo la confessione, che ne è stato del matrimonio? È andato avanti, infelice. Dal 1977 al 1968, fino alla festa in cui i due amanti si dichiarano l’un l’altro per la prima volta: Michele Placido, regista, indaga a ritroso nelle bugie e rivela più a fondo il protrarsi dei tradimenti, la stanchezza dei rapporti.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.