ARCHIVIO SPETTACOLI

    L’Atletico Ghiacciaia (A. Benvenuti, 2001)

    Titolo: L'Atletico Ghiacciaia
    Regia: Alessandro Benvenuti

    di Alessandro Benvenuti
    con Alessandro Benvenuti e Francesco Gabbrielli
    regia Alessandro Benvenuti
    produzione ARCA AZZURRA TEATRO

    L’Atletico Ghiacciaia… è il parlare sporco. L’anarchismo disorganizzato di un anziano che somiglia sempre più a una pentola a pressione con problemi alla valvola. Il desiderio di un antico ordine che sembra portatore di un desiderio inconscio di disordine. L’Atletico Ghiacciaia è una notte di fine ottobre, così innaturalmente umida e calda da sembrare estate. E’ il tempestio dei sentimenti e in sottofondo la musica sinfonica dei grilli. E’ il candore immacolato della luna che con i ricordi porta instabilità emotiva, rabbia e recriminazioni. Parole sommate alle parole che da frasi si tramutano in larghi vortici. E’ forza centripeta/centrifuga. E’ Dentro e Fuori. Implosione/esplosione. E Gino, il nostro eroe che ne è cantore primo, è megafono, manifesto, pennellessa e colore… e la tonalità preferita è il “verde bile”. Gino tutto è fuorché politicamente corretto. I suoi discorsi non appartengono a nessuna fede politica. Lui, ormai, è solo un pensatore emorragico. L’Atletico Ghiacciaia è dedicato alla Toscana che crede di poter resistere nella sua poetica linea di confine. Alla Toscana che non si vuole arrendere ai suoi propri stereotipi più beceri e macchiettistici. L’Atletico Ghiacciaia è un canto d’amore paesano. Ma è anche il racconto di com’era il calcio prima che l’avvento massiccio della televisione lo deformasse in quella industria da forzati del look e del pallone che è diventato. L’Atletico Ghiacciaia è la mia dichiarazione d’amore a una terra che mangia tutti i giorni pane sciapo e sarcasmo e nella quale, accanto ai cipressi, crescono da sempre come piante spontanee gli sfoghi dei grulli. L’Atletico Ghiacciaia è contemporaneamente una riscrittura quasi totale de “Il Mitico 11” che ha avuto come primi interpreti Novello Novelli (accompagnato da Fabio Forcillo) e Vito (accompagnato da Andrea Muzzi) e un omaggio alla figura di Gino, presente sia nella saga dei Gori, sia, come spirito guida e ispiratore, in “Gino detto Smith & la panchina sensibile”. Gino, coprotagonista nei primi due episodi della trilogia dei Gori, è qui ripreso in mano da uno dei due autori (l’altro lo ricordiamo è Ugo Chiti). Lo scopo è quello di raccontare l’altra faccia di un personaggio che nella saga dei Gori resta, per dovere di drammaturgia, sacrificato nel giuoco di squadra familiare.

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