ARCHIVIO SPETTACOLI

    Picchi, mo-wan teatro (2014)

    Titolo: Picchi

    di Alessandro Brucioni e Michele Crestacci
    con Michele Crestacci
    regia Alessandro Brucioni
    produzione Centro Artistico Il Grattacielo, mo-wan teatro

    di Alessandro Brucioni e Michele Crestacci
    con Michele Crestacci
    regia Alessandro Brucioni
    produzione Centro Artistico Il Grattacielo, mo-wan teatro

    Il calciatore e l’uomo, il capitano e il sognatore, la forza e la poesia. 171 centimetri, 71 chili, 42 di scarpe. Una famiglia di marinai, un nonno anarchico e un altro repubblicano costretto all’esilio.
    Armando Picchi portò nell’Inter di Herrera e Moratti tutto lo spirito ribelle e irriverente, combattivo ereditato dalla sua terra e dalla sua famiglia. Quello spirito fece il cemento fortissimo di una squadra italiana che vinse tutto al mondo, vanto della Milano capitale della emergente società industriale.
    Dopo Modigliani e Caproni, Picchi chiude la trilogia che Michele Crestacci e Alessandro Brucioni hanno dedicato a Livorno e ad alcuni dei suoi personaggi più significativi. Attraverso una narrazione comica e intensa viene ricostruito il percorso umano e professionale del calciatore Armando Picchi. Un simbolo di serietà, fedeltà e sacrificio. Un allenatore in campo, un punto di riferimento nello spogliatoio, un uomo sincero e leale per strada: un capitano. Lo spettacolo Picchi è un ritratto che passa dalle prime partite sul mare di Livorno alle indimenticabili finali di Coppa Campioni di Vienna e Madrid, dal boom economico alla rivoluzione sessuale del ’68, dal tenero incontro con l’amore alla drammatica vicenda personale che lo vide morire trentaseienne. Sullo sfondo l’Italia che cambia. Usi, costumi e il calcio che da semplice sport collettivo si trasforma in un business e in un simbolo sempre più rappresentativo della società contemporanea e Livorno con il suo sapore e i suoi colori, le sue debolezze e le sue passioni. «La prima volta che ho indossato la maglia del Livorno, mi sono sentito nudo perché la mia pelle era amaranto».

    SGUARDAZZI/RECENSIONI