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    The ghosts, C. Macras (2016)

    Titolo: The ghosts

    coreografia e regia Constanza Macras
    drammaturgia Carmen Mehnert
    interpreti Emil Bordas, Fernanda Farah, Daisy Phillips, Yi Liu, Linjuan He, Huanhuan Zhang, Huimin Zhang, Xiaorui Pan, Lu Ge, Chico Mello, Wu Wei
    scene Janina Audick
    costumi Allie Saunders
    musica Chico Mello, Wu Wei
    suono Stephan Wöhrmann
    luci Sergio de Carvalho Pessanha
    assistente alla regia Nikoletta Fischer
    produzione Constanza Macras, DorkyPark Berlin, Goethe Institut China
    in co-produzione con Tanz im August, Schaubühne am Lehniner Platz, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Guangdong Dance Festival

    In questa sua nuova creazione, Constanza Macras cerca di avvicinarsi al mondo della Repubblica popolare cinese, usando un personale punto di vista ed i suoi infallibili metodi artistici.
    L’ispirazione arriva durante un viaggio a Pechino, Guangzhou e Shanghai nella primavera del 2013. Macras mette a fuoco la Cina attraverso l’arte straordinaria del circo cinese, i suoi numeri di spettacolare equilibrismo e prodezze acrobatiche quasi sovrumane, ormai leggendarie.
    Da 2000 anni gli acrobati cinesi sono un tramite per promuovere la fama e la fortuna della Cina e in questo senso sono uno dei cliché occidentali sul paese.
    Nella sua esplorazione artistica, Macras si concentra in particolare sulle vite e le parabole artistiche di alcuni acrobati cinesi ormai alla fine della loro carriera. Persone che a soli 25 anni si ritrovano già messi da parte e presto dimenticati dalla società cinese.
    In The Ghosts la situazione degli acrobati cinesi assurge a metafora della vita nella Cina di oggi.

    La Repubblica Popolare Cinese è stata in costante crescita, per anni.
    Con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, tutte le strade portano in Cina.
    Ma in realtà cos’è la Cina? Questo enorme paese, con diversi climi e secolari culture, si è davvero avvicinato all’Occidente più che nelle decadi e nei secoli precedenti? Davvero il resto del mondo sta avvicinandosi di più alla Cina? Oppure, semplicemente, stiamo cercando noi stessi anche in Cina? Siamo consapevoli dei cliché, dei pregiudizi e delle fantasie che abbiamo elaborato? La nostra visione della Cina si fonda su un equivoco?
    La Cina, da sempre un mistero per l’Occidente, è davvero lo specchio della nostra situazione?

    “Dobbiamo ammettere che, dopo più di un secolo di etnologia, l’informazione globale e la macchina mediatica con il suo flusso infinito di notizie, l’immagine delle culture non-europee coincide ancora con stereotipi esotici e che la comprensione e il giudizio nei confronti di forme straniere di cultura deriva ancora largamente da inappropriati parametri europei”.
    Questo scriveva, 25 anni fa, Hermann Pollig, curatore, tra l’altro, della mostra Exotische Welten: Europäische Fantasien (Mondi esotici: fantasie europee), e per molti aspetti questo è ancora valido per la Cina.

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