Non si può fare a meno del diavolo

Sguardazzo/recensione di "Il Maestro e Margherita"

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Cosa: Il Maestro e Margherita
Chi: Michele Riondino, Andrea Baracco, Federica Rosellini, Francesco Bonomo
Dove: Mestre (VE), Teatro Toniolo
Quando: 08/12/2019
Per quanto: 165 minuti

Dicembre, mese di premi e vacanze per il teatro italiano, entrambe cose che continuano a convincerci poco. Arriviamo in un Toniolo addobbato a festa (è domenica, giorno da spettatori agé) assai incuriositi, sia per l’incontro con la compagnia moderato qualche giorno prima a Pisa sia perché tradurre in scena un romanzo come quello di Bulgakov ci pare sfida impossibile; e dunque da tentare. Di Andrea Baracco ricordiamo con piacere un Giulio Cesare visto anni fa, sempre sotto la torre pendente: deformazione (non) professionale, ma più di qualcosa ritroviamo nelle tonalità cupe di questa scenografia unica, ampio spazio contornato di pareti/lavagne, con porte e praticabili che spuntano alla bisogna. 

Le tre linee narrative del volume sono quindi affidate alle parole e ai movimenti degli attori: l’arrivo del faustiano Woland nella burocratizzata Mosca sovietica, la vicenda di Ponzio Pilato, l’amore tra lo scrittore caduto in disgrazia e la sposa infelice destinata a farsi strega per mefistofelico incantamento. La riscrittura di Letizia Russo presenta scelte connotate: la Dramaturg rinuncia, spiazzandoci, alla scena del Varieté che domina il primo libro (ci saremmo aspettati un trionfo da Grandguignol) così come ad altre sequenze teoricamente stimolanti per la traslazione, ma forse troppo dispendiose in termini di equilibri scenici. Nondimeno, la cadenza e gli accenti sono fedeli a quelli del romanzo, in una partitura articolata e vivace, ove gli oltre cento caratteri dell’originale vengono ridistribuiti tra undici interpreti grazie ad accoppiamenti calzanti (il poeta Ivan e Gesù, il Maestro e Pilato…) e, in generale, un ritmo brioso, che mai perde tensione o appesantisce le quasi tre ore di recita.

Testo e squadra a disposizione Baracco sono strumenti ideali per chi intende il teatro come Gioco: non v’è bisogno, infatti, di effetti speciali per riprodurre il tuffo in un fiume − una corda vibrata a mezz’aria simula il pelo d’acqua, vecchio esercizio di Nekrošius ben conosciuto dal regista laziale − o la decapitazione di Berliotz investito da un tram − con tre riflettori dal fondo come luci del locomotore. La scena non può che sfruttare l’evocazione, riuscendo a sortire effetti potenti se si hanno buone idee e un eterogeneo gruppo d’attori, tanto diversi tra loro da sembrare un’orchestra capace di misurarsi con qualsiasi spartito: citiamo la sinuosa fisicità di Alessandro Pezzali, il cristologico Oskar Winiarski, il corpacciuto felino di Giordano Agrusta, oltre ai protagonisti.
Michele Riondino è un demone ghignante dalle movenze mutevoli, carattere quasi “facile”, tante le infinite piegature recate in pegno a un attore dalle grandi risorse; non da meno, anzi, la Margherita di Federica Rosellini: prima, silente ed eterea presenza aleggiante nel racconto del Maestro (il centrato Francesco Bonomo), poi, ferina creatura diabolica, interprete di un’estenuante sequenza in nudo integrale seduta su un’altalena che fende il quadro scenico (potrebbe farlo ancor più vigorosamente). Soluzioni apparentemente semplici, ma ingegnose e a loro modo sorprendenti, per un lavoro che, nonostante la lunghezza, ci pare un ottimo compromesso scespiriano, da teatro autenticamente polifonico, in grado di offrirsi a ogni tipo di spettatore senza rinunciare a una pregevole cura e alle proprie specificità espressive. 

Applausi convinti, sulle note finali (queste non sorprendenti, ma va bene lo stesso) di Sympathy for the Devil: in periodo natalizio, ricordarci la necessità umana, troppo umana del Male, proprio in virtù di quel che vorremmo pensare come Bene, ci pare un regalo più che auspicabile.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un amuleto sarebbe... un Tao

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il Maestro e Margherita

di Michail Bulgakov
drammaturgia Letizia Russo
con Michele Riondino, Federica Rosellini
e la partecipazione straordinaria di Anna Maria Guarnieri
e (in ordine alfabetico) Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Dario Iubatti, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski
regia Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche originali Giacomo Vezzani

produzione Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spain occasione dei 40 anni di attività dell’impresa


I manoscritti non bruciano. Woland (Satana) Gli occhi del Maestro si aprirono molto di più, continuava a sussurrare guardando la luna: «Teneva tra le braccia dei disgustosi, angoscianti fiori gialli. E quei fiori risaltavano nitidi sul suo soprabito nero primaverile. E più della sua bellezza mi ha colpito la straordinaria solitudine nei suoi occhi, una solitudine mai vista da nessuno prima. Ed è stata lei a cominciare a parlare: "Le piacciono i miei fiori?". Le ho risposto "No". Mi ha guardato meravigliata e io, all'improvviso e in modo del tutto inatteso, ho capito che per tutta la vita avevo amato proprio quella donna! L'amore è balzato davanti a noi dal nulla, come un assassino in un vicolo, e ci ha colpiti entrambi, nello stesso istante. Così colpisce la saetta, così colpisce il coltello a serramanico. Ma lei, in seguito, sosteneva che non era successo così, e che noi ci amavamo già da tanto, tanto tempo prima, senza conoscerci, senza esserci mai visti. E così lei diceva che quel giorno era uscita con i fiori gialli tra le braccia perché io finalmente la trovassi e che, se non fosse accaduto, si sarebbe avvelenata, perché la sua vita era vuota. E presto, sì, presto quella donna è diventata la mia moglie segreta». "E come si chiama?" chiese Ivan interessatissimo a questa storia d'amore. Il Maestro fece un gesto che significava che non l'avrebbe mai detto a nessuno, e continuò il suo racconto. Il Maestro e Margherita, Cap. XIII, L'apparizione dell’eroe

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.