Sette, anzi nove domande a

Flavio Albanese

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Attore teatrale, cinematografico e televisivo di ottima formazione (può vantare esperienze con Alschitz e Salmon) e solida carriera, Flavio Albanese ha caratterizzato i primi tre giorni del Lucca Teatro Festival, presentando ai piccoli e grandi spettatori due spettacoli, La vera storia di Pinocchio (recensito qui) e Il Sogno di Leonardo (recensito qui), nonché un originalissimo aperitivo concerto (per fortuna ci siamo scampati l’odiosissimo termine di apericena) con l’accompagnamento musicale del maestro Salah addin Roberto Re David (ed è il nome autentico, da convertito all’Islam). La compagine arlecchina al seguito della rassegna (nella fattispecie Igor Vazzaz, Andrea Balestri e Sara Casini) lo ha incontrato e non si è lasciata sfuggire l’occasione di sottoporgli il temibile questionazzo arlecchino.
Il risultato è codesto (la trascrizione è di Gemma Salvadori):

Perché gli spettacoli iniziano alle nove di sera?
Perché è sbagliatissimo, perché è un errore, perché è incivile iniziare a entrare alle nove di sera. Infatti, il Piccolo di Milano fa gli spettacoli alle sette e mezzo,  alle otto e mezzo, perché bisognerebbe andare a teatro per poi dare il tempo al pubblico di andare a cena.

Il codice del volo, F. Albanese (ph. statoquotidiano.it)Cosa non dovrebbe essere ammesso in teatro?
[ride] Lo vedi che sei stronzo? Mi fai domande da stronzo…  Non voglio essere un censore, quindi dico che in teatro è ammesso tutto. Ma cosa intendi per teatro? Dobbiamo capirci, perché una regola della dialettica è intendersi in base ai termini che si usano (diciamo: teatro inteso genericamente come il momento in cui un attore si esibisce davanti a degli spettatori). Quindi cosa è non ammesso durante a performance? Niente, tutto è ammesso.

Che opinione hai del pubblico teatrale?
Allora: il pubblico teatrale non è un pubblico, ma sono i pubblici. Il pubblico è l’elemento essenziale per poter fare teatro, ed è, quindi, il punto di contatto. Il teatro non è l’attore che recita o il pubblico che recepisce, ma è un arcobaleno che si crea dall’ incontro dei due, questo lo diceva Grotowski.

Meglio una platea straripante abbonati o una cantina di pochi appassionati?
Tutt’e due.

È possibile fare teatro senza fare spettacolo?
Sì.

170216101301Che senso ha, per te, la critica teatrale?
Allora, questo è un tema molto importante. Il critico teatrale dovrebbe seguire la compagnia, e sapere tutto il percorso che la compagnia ha fatto: non dovrebbe essere una persona che giudica, ma una persona che analizza il lavoro e presenta il lavoro al pubblico. Perché giudicare significa chiudere, mentre presentare, significa aprire. Non deve essere una persona che giudica, se vogliamo citare Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show, sai benissimo di cosa sto parlando… Il critico teatrale dovrebbe essere una persona che segue la compagnia, che sa tutto il percorso della compagnia e presenta la compagnia. Non una persona che giudica e che crea un meccanismo di moda come sta succedendo ultimamente.

Che spettatore sei? Cosa dovrebbe fare un’opera?
Quando vado a teatro o quando faccio teatro? Quando vado a teatro… purtroppo sono uno spettatore viziato, perché sono un addetto ai lavori, però tendo a cercare un punto di vista diverso dal mio.

Un lavoro a cui hai assistito e che rivedresti anche stasera.
Alcuni di Servillo. Toni Servillo è, secondo me, uno degli ultimi maestri rimasti, uno dei pochi maestri rimasti, Sabato, domenica e lunedì, la sua serata su Eduardo… e adoro anche Eros Pagni, lo adoro perché è un grande attore.

Il tuo lavoro che vorresti far vedere a tutti. E quello che avresti voluto evitare.
Lo spettacolo che vorrei far vedere a tutti è uno spettacolo che devo ancora fare e non so quale è…
E di quelli realizzati, non vorrei averne evitato nessuno, perché ogni spettacolo mi ha insegnato qualcosa, anche in negativo, durante il mio percorso.

E adesso… tre risposte a cui formulare la domanda: 

Non è una questione di pura e semplice contrapposizione, quanto, piuttosto, di individuare un’armonia funzionale al contesto dato.
Parlami di retorica.

thumb_56c443063f309270698b4684_default_xxlargeIn effetti, la figura di Arlecchino, così densa di sfumature e implicazioni sia teatrali sia antropologiche, esprime alla perfezione la dualità del gesto di guardare ed essere osservati, il rapporto profondo e, talvolta, vischioso, tra lo stare in scena e il gettare lo sguardo a ciò che sta oltre.
È il teatro, teatro vuol dire théatron, guardare per essere guardati, ed è esattamente l’essenza del teatro. Spesso chi fa Arlecchino vorrebbe essere un Amleto e chi fa Amleto vorrebbe essere un Arlecchino, (e la domanda?) la domanda è che cosa è il teatro?

Grazie per la domanda. Un nome secco? Emma Dante.
Quale è la moda del teatro oggi?

l'Arlecchino
È un semplicione balordo, un servitore furfante, sempre allegro. Ma guarda che cosa si nasconde dietro la maschera! Un mago potente, un incantatore, uno stregone. Di più: egli è il rappresentante delle forze infernali.

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