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Angela nel labirinto

Sguardazzo/recensione di "Ho perso il filo"

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Cosa: Ho perso il filo
Chi: Anna Finocchiaro
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 25/10/2019
Per quanto: 100 minuti

Si apre la stagione di prosa: mentre gli abbonati del Giglio riannodano i rapporti con i vicini di poltrona, Angela Finocchiaro perde il filo. Sala esaurita e, mimetizzato tra i paganti, sto pure io, che sono Arlecchino

La cornice allo spettacolo è promettente: la protagonista, attrice amatissima dal pubblico lucchese, entra dal fondo della platea in improbabile bronzeo costume da eroe greco, con schinieri, corazza e cimiero crestato nei toni dell’arcobaleno, per poi raggiungere il palcoscenico ancora a sipario chiuso. Dichiara che vuole smetterla di interpretare quel solito personaggio così simile a ciò che è lei nella realtà: stavolta sarà tutt’altro… un uomo, anzi, un eroe! E sceglie Teseo, il giovane ateniese che annientò nel labirinto il terribile Minotauro: il suo racconto del mito, a partire dal concepimento del mostro, è una narrazione godibilissima, colta e sorniona, portata ad arte da chi sa ben gestire il monologo brillante.

Il sipario si apre, il labirinto si rivela: più piani sovrapposti di tripolina scura a rappresentare le insormontabili pareti, quasi ipnotiche, nel riverbero delle luci ad alto contrasto. Nient’altro in scena. Come orientarsi? Una parete ci parla: su di essa si proiettano scritte provocatorie, domande, ma, nel rispondere, Anna-Teseo riceve di rimbalzo solo commenti sarcastici. Con questa destabilizzante dinamica dialogica, si entra in un dedalo di osservazioni, polemiche e narrazioni che diventano indagine sulla propria identità, sulla propria coerenza, sulle proprie risorse. Il labirinto architettonico perde sostanza, le pareti si fendono, a tratti scompaiono e resta una scena sgombra e buia, come spazio mentale. Teseo perde il filo, si smarrisce del tutto e, al suo posto, riaffiora Anna, una donna-attrice-moglie-stanca con figli adolescenti, un po’ più arguta della media ma piuttosto prevedibile: proprio ciò da cui in apertura di spettacolo la protagonista aveva dichiarato di voler fuggire… e io, mi sento tradito, ché mi aspettavo davvero qualcosa di nuovo rispetto alla Finocchiaro. La regia di Cristina Pezzoli è comunque efficace, sapiente, dà ritmo e vigore al pari delle metamorfiche scene di Giacomo Andrico, vitalizzate dalle luci di Valerio Alfieri.

In quadri successivi, contornata e manovrata da sei ballerini-acrobati a torso nudo abbigliati con gonnellone a portafoglio roteanti al danzare quasi fossero dervisci (le belle coreografie sono di Hervé Koubi, in cartellone al Giglio anche per la danza, con Les nuits barbares), la protagonista rivive l’infanzia dalle Orsoline, un’amarissima avventura alla Coop, le incoerenti versioni del carpe diem di tre generazioni femminili, le contraddizioni all’acqua di rose di certa morale cattolica, impeti di fiducia e ricadute avvilenti…
Però, una via d’uscita da questo labirinto c’è: si tratta di tornare con umorismo al mito, calandosi nei panni del Minotauro, che sarebbe pure un bravo figliolo, altro che cannibale! Essendo toro per metà, ciò che agogna davvero non è altro che una bella fornitura di erbetta fresca… e allora diamogliela: vincendo il Minotauro con un cesto d’insalata, anche la donna comune scopre di avere nelle corde il guizzo dell’eroe e tutto torna a posto. A fine spettacolo si balla il sirtaki, facile aggancio per l’applauso del pubblico, molto ben disposto, che si è trovato descritto in scena per ciò che sa già di essere: piacevolmente spettinato per aver preso qualche ventata di ironia, ma rassicurato sulla propria sanità e rettitudine.

L’apertura ideale per la stagione di un teatro di tradizione: par che arrivi il nuovo, ma tranquilli, no.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un panino sarebbe... una focaccia di grani antichi cotta a legna, farcita cotto e sottiletta

Locandina dello spettacolo



Titolo: Ho perso il filo

soggetto Angela Finocchiaro, Walter Fontana, Cristina Pezzoli
testo Walter Fontana
con Angela Finocchiaro, Michele Barile, Giacomo Buffoni, Fabio Labianca, Alessandro La Rosa, Antonio Lollo, Filippo Pieroni, Alessio Spirito
coreografie originali Hervé Koubi
musiche originali Mauro Pagani
scene Giacomo Andrico
luci Valerio Alfieri
regia Cristina Pezzoli

produzione Agidi


Un’Angela Finocchiaro inedita si mette qui alla prova con linguaggi espressivi mai affrontati prima, per raccontarci con la sua stralunata comicità e ironia un’avventura straordinaria, emozionante e divertente al tempo stesso: quella di un’eroina pasticciona e anticonvenzionale che parte per un viaggio, si perde, tentenna ma poi combatte fino all’ultimo il suo spaventoso Minotauro. Angela si presenta in scena come un’attrice stufa dei soliti ruoli: oggi sarà Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del Labirinto per combattere il terribile Minotauro. Affida agli spettatori un gomitolo enorme da cui dipende la sua vita e parte. Una volta entrata nel Labirinto, però, niente andrà come previsto... Uno spettacolo che si avvale di più linguaggi espressivi grazie anche agli straordinari danzatori guidati dall’inventiva di Hervé Koubi, uno dei più talentuosi coreografi sulla scena internazionale.