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Teatro delle Briciole continua a stupire con Cappuccetto Rosso

Sguardazzo/recensione di "Rosso Cappuccetto"

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Cosa: Rosso Cappuccetto
Chi: Emanuela Dall’Aglio
Dove: Lucca, Teatro San Girolamo
Quando: 29/03/2017
Per quanto: 60 minuti

C’era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso” è uno degli incipit più celebri e famosi del panorama fiabesco internazionale, cui consegue la palese difficoltà nella realizzazione di una messinscena originale, accattivante soprattutto per il pubblico naturale destinatario, i bambini.
È proprio per questo che è, quindi, encomiabile l’allestimento realizzato da Teatro delle Briciole, che già nell’accoglienza in sala cattura i giovani spettatori. Sotto il palco è allestito un piccolo tavolo in cui sono esposti, in apposite teche di vetro, alcune reliquie appartenenti al museo Once Upon a Time, presso il quale esperti ricercatori del RRFO (Recupero Reperti Fiabe Originali) da anni hanno il compito di raccogliere gli oggetti smarriti all’interno delle fiabe. Le fragole di Cappuccetto Rosso, il cestino per la nonna con bottiglia di vino e focaccia calda, il sasso da autodifesa da lupo scheggiato con macchia rossa e torta di mele della nonna: questi i reperti che, con sapiente ironia, la dottoressa Gallina Cicova mostra ai giovani spettatori del Teatro San Girolamo, i quali, dopo attente esperienze tattili, espongono varie perplessità circa frutti troppo piccoli, panificati troppo caldi e sospettose macchie sul minerale.

Dopo questo prologo, ha avvio sulle assi del palcoscenico la performance che vede, al centro, la sagoma di una figura avvolta in un mantello nero: piano piano essa si identifica nelle fattezze di una montagna, quella che narrerà la celebre fiaba. Emanuela Dall’aglio è all’interno della struttura da cui farà emergere: il proprio volto in veste di montagna-narratrice, i pupazzi di Cappuccetto e del Lupo in varie misure a seconda dell’uso (minuscola, per simulare una visione dall’alto; media per dei dialoghi fra i personaggi allo stesso livello; una grande Cappuccetto a dialogo con l’attrice stessa sotto la maschera del lupo), ma anche farfalle, lucine e quanto altro possa essere d’aiuto nella narrazione della storia.

Lentamente si svelano, da sotto il telo nero, i tratti di questa vallata, alle cui pendici vi è la deliziosa casetta della nonnina. L’unico personaggio che vede la fuoriuscita dell’attrice dalla postazione è quello del cacciatore Jerome, alla francese, perdutamente innamorato di Nonna Terèse: il personaggio virile è realizzato a partire dalle gambe dell’attrice, sormontate da una sagoma-corpo e da una bella maschera. Le voci dei personaggi, a eccezione dei ruoli interpretati dal vivo da Dall’aglio, sono registrate: una vocina acuta per la piccola Cappuccetto, una baritonale e paurosa per il lupo. Oltre a suoni d’atmosfera, spiccano nella colonna sonora brani come Habanera dalla Carmen di Bizet, Only you nella versione di Presley accompagnata da luci da club anni Sessanta col cacciatore Jerome perso d’amore per nonna Terèse. Fumo e luci fredde per gli “ingressi” della belva, mentre tonalità calde sono dedicate all’armonia della casina della nonna e della sua nipotina. Delizioso l’uso della tecnica teatrale delle ombre: l’intera scena dedicata all’incontro tra il lupo e la nonna sarà svolto nella piccola casetta tramite le sagome dei due personaggi.

Uno spettacolo che mescola con sapienza varie tipologie espressive e che affascina tutti, sia grandi sia piccini, con un particolare riguardo per quanto concerne scenotecnica, ritmo e regia, nella realizzazione di un piccolo gioiello che non ha niente da invidiare a grandi allestimenti mainstream. Applausi più che convinti.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un dolce sarebbe... la torta di mele (della nonna)

Locandina dello spettacolo



Titolo: Rosso Cappuccetto

un progetto di Emanuela Dall’aglio

regia di Mirto Baliani, Emanuela Dall'aglio

musiche e suoni Mirto Baliani

ideazione luci Emiliano Curà

assistente Veronica Pastorino

produzione Teatro delle Briciole

Fiaba antica di cui si sono fatte diverse versioni e altrettante letture, Cappuccetto rosso è ora riavvicinata in questo progetto con tutto il rispetto che si deve ad una favola classica, originale come gli elementi che la compongono e che vengono mostrati all'inizio dello spettacolo. Oggetti concreti generatori di storie, evocatori di un tempo e quasi magici nella loro semplicità, le fragole, il sasso, la torta sono i realissimi reperti di un'esposizione che i bambini possono osservare da vicino, alimentando la curiosità dello spettatore e disponendo gli animi alla riflessione sulla natura rituale della favola.  Come la narrazione orale suggerisce, un'unica figura riunisce l'intera architettura dello spettacolo, fondendo scenografia, costumi, oggetti e animazione in un unico manufatto, che genera così unitariamente personaggi, azioni, oggetti e colpi di scena: quasi un pop-up dalle sembianze umane, una favola vivente che si indossa come un abito e viene agito dall'interno. Un dramma "portatile", portabile. Ambiente e personaggi trovano solidità e compattezza nella particolare matrice che li origina, se il bosco, l'emblema di tutte le nostre paure e insicurezze, e la casa della nonna, atteso rifugio che nasconde il più grande dei pericoli sono, nella loro concretezza visiva, parte del manufatto umano, familiare e perturbante.  La fiaba come nasce nella sua prima versione scritta da Perrault, dove si narra delle vicende di una bambina che si avventura nel bosco e dell'incontro con il lupo che cambierà il suo destino, nasce tutta da un unico congegno che è di volta in volta scena e sipario, paesaggio e baracca: lì si consuma la tragedia e lì la storia e il vestito si esauriscono. Il lieto fine, quello che i bambini attendono, quello che tutti vogliono, quello che i fratelli Grimm hanno aggiunto, arriva da lontano, come un cacciatore o un innamorato, come un elemento esterno casuale, dove la casualità si fa necessità rituale.

Francesca Cecconi
Da attrice a fotografa di scena per approdare alla mise en espace delle proprie critiche. Under35 precaria con una passione per la regia teatrale. Ha allestito una sua versione di Casa di bambola di Ibsen. Se fosse un’attrice: Tosca D’Aquino per somiglianza, Rossella Falk per l’eleganza, la Littizzetto per "tutto" il resto.