Un Rigoletto in bianco e nero per il Verdi di Pisa

Sguardazzo/recensione di "Rigoletto"

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Cosa: Rigoletto
Chi: Gianna Fratta, Federico Bertoni, Elia Fabbian
Dove: Pisa, Teatro Verdi
Quando: 15/10/2016
Per quanto: 180 minuti

La nuova stagione lirica del Teatro Verdi si apre con uno dei capolavori più noti del compositore che dà il nome alla sala pisana: Rigoletto. Breve saluto delle autorità: il presidente del teatro Giuseppe Toscano annuncia un incremento del 9% sul numero degli abbonamenti, lo segue il sindaco Filippeschi che si rallegra per i dati confortanti a sostegno di una «visione culturale ampia e ambiziosa» e conclude il direttore artistico per le attività musicali Marcello Lippi (qualsiasi battuta sull’omonimia è già stata fatta, tranquilli). Quest’ultimo non cela il fatto che lo spettacolo inaugurale – stranamente – è un allestimento importato da Rovigo, e sottolinea l’importanza di un sistema di scambi produttivi sempre più saldo. Dopo il ricordo di Dario Fo, venuto a mancare due giorni prima, può salire sul podio la direttrice d’orchestra Gianna Fratta e iniziare lo spettacolo.

La scena si illumina gradualmente, dando modo agli anziani spettatori di cercare di indovinare – a voce alta, s’intende – se il risultato sarà di loro gradimento: alcune innocenti quinte nere («Ma è moderna anche questa?”», chiede un astante non senza apprensione) a cui seguono altri elementi bianchi a delineare un’ambientazione astratta ed essenziale («Eh sì, è moderna», si ode affermare da un’altra postazione, con più sicurezza).

rigoletto-pisa-2016-ph-massimo-damatoLa scenografia di Giulio Magnetto è composta da pannelli bianchi intonacati che si muovono nello spazio a simulare ora la casa di Rigoletto, ora quella di Sparafucile. Questi, insieme ai costumi (anche quelli moderni e poco connotati) di Mirella Magagnini, creano un mondo basato sulla dicotomia bianco/nero, suggerita dal libretto di Francesco Maria Piave. In una delle prime battute, Rigoletto è additato come «anima nera»: indosserà, quindi, un frac scuro, come il Duca di Mantova, i cortigiani, il sicario Sparafucile e Maddalena. Le uniche candide eccezioni sono Gilda e il conte di Monterone, colui che, offeso, scaglierà la maledizione che perseguiterà il giullare. La bicromia, rotta solo da alcuni sprazzi rossi, finisce per schiacciare soprattutto il personaggio del Duca: libertino impenitente, è vero, ma che grazie a Gilda si sente «spinto a virtù».

rigoletto-pisa-2016-ph-massimo-damatoOttima la composizione del cast: Rigoletto è opera tanto popolare quanto insidiosa, con tre ruoli molto impegnativi e almeno altrettanti comprimari di una certa rilevanza; rovinare tutto anche per un solo cantante è rischio concreto. Il trio di testa è guidato da Elia Fabbian, baritono energico e possente già apprezzato dal pubblico pisano; commovente la Gilda di Ekaterina Sadovnikova accanto a Roberto Iuliano, un Duca dalla voce più graffiante (con un timbro sporco dall’effetto naturale) di quanto ci aspetteremmo da un tenore. Antonio Di Matteo è uno Sparafucile dalla profondità sorprendente per età e fisico, affiancato dalla voce piena e corposa di Sofia Janelidze.

L’aspetto più interessante, nella regia di Federico Bertoni, è la resa scenica del coro di cortigiani, una massa nera che si muove compatta e fedele al Duca. Mentre il sovrano corteggia le mogli dei nobili convitati, il gruppo si volta di spalle, in un’omertà complice che sfocerà, poi, nella ruffiana complicità del rapimento dell’amante di Rigoletto, offerta al Duca senza nemmeno sapere che si tratta dell’amata incognita borghese. In questo melodramma è forte l’impianto drammaturgico, non solo per la fonte (nientemeno che Victor Hugo), ma anche perché il compositore di Busseto era particolarmente attento alla resa scenica. È celebre la dura replica alla censura che, proprio in quest’opera, si scagliò contro l’apparizione in un sacco del cadavere di Gilda: «perché ne vogliono sapere in questo più di me? Chi può dire questo farà effetto, e quello no?». L’allestimento, seppur non troppo originale e brillante, ha il merito di lasciare intatta la forza drammaturgica del lavoro di Hugo, Piave e Verdi.

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VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un cinema sarebbe... uno in cui si può fumare

Locandina dello spettacolo



Titolo: Rigoletto

opera in tre atti
di Giuseppe Verdi
libretto Francesco Maria Piave
dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo

Rigoletto Elia Fabbian – Sergio Bologna
Gilda Ekaterina Sadovnikova – Venera Protasova
Duca di Mantova Roberto Iuliano – Pablo Karaman
Maddalena Sofia Janelidze
Sparafucile Antonio di Matteo – Francesco Palmieri
Conte di Monterone Ivan Marino
Giovanna Elena Rosolin
Contessa di Ceprano/Paggio
Simonetta Baldin
Borsa Luca  Favaron
Marullo Romano Franci
Il Conte di Ceprano Paolo Bergo
Usciere di corte Riccardo Ambrosi

direttore Gianna Fratta
regia Federico Bertolani
scene Giulio Manetti
costumi Mirella Magagnini

Orchestra Filarmonia Veneta
Coro Live
Maestro del Coro Flavia Bernardi

allestimento del Teatro Sociale di Rovigo
c
oproduzione Teatro Sociale di Rovigo e Teatro di Pisa


Prima delle tre opere della cosiddetta trilogia popolare (con Il Trovatore e La Traviata), e tratto dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse, Rigoletto è insieme dramma politico, rivoluzionario, e dramma umano. Tratta infatti di un re-duca libertino, di potenti che vincono sempre, di ribellione e di tentato regicidio, ma soprattutto penetra con una finezza psicologica assoluta nell’animo umano, in quella sua complessità dove nulla è mai ascrivibile tout court alla categoria del bene o del male, e nel rapporto padre-figlia. Rigoletto, l’uomo deforme, il buffone di corte sarcastico e maligno, sa essere insieme padre dolcissimo e amorevole, capace di mille premure verso la giovanissima figlia, Gilda, custodita con ogni cura per tenerla lontana dalle brutture del mondo; Gilda è ragazza tenera e obbediente, molto legata al padre che ama di un profondo amore filiale, ma alla fine saprà rivelare una forza di donna, una capacità di opporsi al volere paterno scegliendo di morire per salvare l’uomo che ama, il duca libertino che certo non merita affatto né il suo amore né il suo sacrificio. Due figure interamente umane, quella di Rigoletto e di Gilda, l’uno terribile e commovente al tempo stesso, l’altra dolcissima e d’inaspettata determinazione, e il loro dramma intenso e spietato è una delle pagina più indimenticabili della storia del melodramma.

Andrea Balestri
Non è il Pinocchio di Comencini. Apparentemente giovane, studia teatro (non solo) musicale tra Pisa e Roma. Serie tv, pulizie e viaggi in treno occupano il resto della sua vita. Archivia i ricordi in congelatore e si lava i capelli tutti i giorni.