Una “Bestemmia” che corre su due binari

Sguardazzo/recensione di "Bestemmia d'amore"

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Cosa: Bestemmia d'amore
Chi: Enzo Avitabile, Pippo Delbono
Dove: Lucca, Teatro del Giglio
Quando: 21/12/2015
Per quanto: 90 minuti

Pochi giorni a Natale: il Teatro del Giglio di Lucca festeggia con una Bestemmia d’amore che porta la firma di Enzo Avitabile e Pippo Delbono. Sul palcoscenico, la strumentazione è posizionata sul proscenio mentre, sullo sfondo, vivaci lampade blu illuminano i drappeggi di una tenda scura.

La visuale è appena disturbata dall’impianto di amplificazione e lo sarà anche l’acustica del parlato; basso e cupo il suono della voce di Delbono, talvolta destinato a confondersi in un marasma grave. Del resto, il ritmo slegato e frammentario delle parole sembrerà essere solo evocativo di un teatro di immagini che, a Natale, fa apparire e sentire, come tradizione vorrebbe, tutti più buoni. La declamazione forzata ed eccessiva di Delbono non favorirà alcun percorso di empatia; al contrario, lo stupore per i gesti e i movimenti plateali riporterà fatalmente alla dimensione del reale, dando quasi l’impressione di assistere a un’esibizione da festa privata. Una sorta di eccesso di zelo che conferisce banalità di circostanza ai contenuti.

bestemmia d'amore enzo_e_pippo_del_bono_02Altro ordine di considerazioni merita il contributo di Enzo Avitabile che, pur restando in primo piano, non si lascia mai confondere dalla festosità di uno spettacolo di piazza. I suoi brani, arricchiti da un accompagnamento ritmico e melodico , sono frutto di attenta sperimentazione e contaminazione tra generi, lasciando intravedere frammenti di musica popolare con elementi orientaleggianti. I testi richiamano alla solidarietà universale tra gli uomini, il cui legame reciproco non dovrebbe rispettare i confini di stati nazionali. Le sinuose melodie hanno una dimensione etnica lontana dalle sonorità commerciali cui siamo abituati. L’uso di strumenti a percussione, a fiato e a corda, inusuali nella forma e nel timbro, contribuiscono a creare un’atmosfera quasi surreale, estatica.

Narrazione e brani musicali si alternano in modo regolare, affinché il pubblico trascorra dal potere evocativo della musica a quello delle parole. Queste due dimensioni, pur correndo su binari completamente diversi, richiamano esperienze forti di vita e di morte nell’elemento che unisce le terre del Mediterraneo: l’acqua. La bestemmia è quella che ipocritamente il mondo crea nell’assistere falsamente sconvolto dalla morte che potrebbe essere evitata continuando a parlare d’amore.

Il pubblico partecipa con enfasi allo spettacolo, ma, attraverso la superficie quasi carnascialesca dell’evento, si intravede la voglia delbonesca di un finale “col botto” (finale che si dimostrerà ben poco adatto sia ai contenuti sia al contesto teatrale). Una danza sguaiata con una pioggia d’acqua lanciata dal palcoscenico è stata il vero “gioiello” dell’epilogo.

VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... una vecchia canzone sarebbe... "Tre parole" di Valeria Rossi

Locandina dello spettacolo



Titolo: Bestemmia d'amore

Bestemmia d’amore

voce recitante e canto Pippo Delbono
voce, arpina, tamburo e sax sopranino Enzo Avitabile
chitarra napoletana Gianluigi Di Fenza
tamburi Carlo Avitabile
scenografia M. Piero Pizzi Cannella


Bestemmia d'amore è un canto, un concerto dove le parole diventano musica per parlare di questo tempo volgare e sacro, nero e luminoso, duro e dolce. Per parlare ancora dell'amore, dell'amore bestemmiato, ferito, affogato, ucciso, rinato, ucciso ancora, ancora vivo. Questo concerto è una tappa del viaggio artistico che da diverso tempo Pippo Delbono sta conducendo con Enzo Avitabile, artista unico nella sua capacità di coniugare la tradizione del blues, del jazz, del funky, del rock con il classico e il barocco, fino ad abbracciare l'antica tradizione popolare e napoletana, arrivando ad una musica sua, originale e unica.

Maria Feliciano
Docente di musica e discente in discipline dello spettacolo, ha un passato da pianista, moglie e madre di cui si sta, progressivamente, sbarazzando. Lo fa andando a teatro, scrivendone e, talvolta, cucinando per oltre dieci persone.