Stagioni agli sgoccioli per i grandi teatri, cui s’accompagna la seconda interessante settimana di Fabbrica Europa 2017, presso una Leopolda che prova a dimenticare il reuccio che l’ha resa proprio simbolico feudo (non ci riuscirà, a dimenticarlo). Calendazzo in pugno, via con le dritte.

Da martedì a domenica –  Quattro occasioni da non perdere

La prima: abbiamo disertato il debutto di Plutocrazia. Un contrasto economico, un collasso dialettico, e mancheremo pure per la seconda settimana di programmazione (da martedì a domenica). Un vecchio adagio da critici consiglia, infatti, d’evitar spettacoli crudi (a ridosso delle prime repliche) o bolliti (a fine tournée), privilegiando recite ben assestate. Luoghi comuni, senz’altro, ma non proprio campati in aria (come capita, appunto, ai luoghi comuni). Detto ciò, il “progetto teatrale-economico che, partendo con leggerezza e quasi per gioco dalla commedia antica e in particolare dal Pluto di Aristofane, ci proietta nei nostri anni di crisi“ è senz’altro da vedere. Di Archivio Zeta abbiamo già trattato (leggete e guardate); per questo, ci incuriosisce l’allestimento realizzato al chiuso del Teatro Magnolfi, in replica sino a domenica 21. La firma è dei protagonisti Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, affiancati in scena dal nostro amico Ciro Masella. La prossima settimana ci saremo senz’altro.

Il Teatro Officinarefugio è un piccolo spazio livornese, caparbio e indipendente, con tutti i pregi (molti) e difetti (pochini) del caso: è per questo che, se solo potessimo, faremmo i salti mortali, mercoledì sera, per andare ad assistere a La panne (il titolo oscilla costantemente tra l’appena citata versione italica e l’originale tedesco, Die panne), spettacolo che da tempo la brava Valentina Bischi porta in piazze spesso piuttosto insolite, calzando una maschera. Ne scrisse per questi schermi l’arlecchina danzante Anna Solinas: “Come i personaggi del testo, anche il suo narratore riesce contemporaneamente a spaventare – poiché creatura diversamente umana connotata dalla maschera in stile Commedia dell’Arte – e ad affascinare: con le parole cadenzate, la voce suadente, lo sguardo preciso e acuminato, Bischi crea una suggestione che permea l’aria rendendola densa e che impedisce agli astanti, una volta agganciati, qualsiasi distrazione. All’altro lato della stanza, una Sardella al limite dell’autistico esegue una muta controscena dai gesti sporadici e minuziosi, a renderci testimoni di un altrove irrazionale e ossessivo“. Consigliato. E voi continuate a leggere.

Nell’ultimo anno, più volte abbiamo trattato di Oscar De Summa, sinora neppure con troppa condiscendenza, per uno degli artisti più interessanti che le ricche Puglie teatrali hanno offerto negli ultimi due decenni (senza sforzo citiamo Michele Sinisi, Gaetano Ventriglia, Fabrizio Saccomanno, Roberto Corradino, Michele Santeramo, e il già menzionato Masella; ma potremmo continuare): provare per credere. Vero è che l’ultimo lavoro, La cerimonia, è piaciuto non poco a chi scrive e, quindi, presto vi offriremo un apposito sguardazzo. E non escludiamo che qualche volenteroso arlecchino si rechi a Forte dei Marmi (LU) dove, la sera di venerdì presso l’Auditorium Scuola Media Ugo Guidi, l’attore-autore porterà il suo Stasera sono in vena. Da vedere.

Quarta occasione, infine, Carezze, di e con Roberto AbbiatiMaurizio Lupinelli: “la storia di due bambini e della loro amicizia raccontata attraverso le azioni e gli sguardi di due stralunati custodi di un vecchio istituto pieno di ricordi. […] La scenografia, come una grande lavagna, svela oggetti ormai dimenticati che prendono vita per mano di un curioso disegnatore: una barchetta nel mare in tempesta, un naufragio, le bolle acquose di un pesce rosso, una palla da tennis, un polipo, un aeroplano, sciarpe rosse che svolazzano nell’aria…“. Da anni seguiamo e apprezziamo il lavoro di Abbiati, al punto di sentirci di poterlo consigliare a scatola chiusa: tre repliche (doppia al sabato, ore 18 e 21; preserale alla domenica, ore 19) al Castello Pasquini di Castiglioncello (LI).

Da martedì a domenica –  Danton muore alla Pergola, Fabbrica Europa prospera in Leopolda, a Pontedera si dorme

Spettacolone in arrivo per la Pergola di Firenze, dato che la tenitura settimanale vede in cartellone La morte di Danton, bellissimo testo di quel genio che fu Georg Büchner, nell’interpretazione scenica di Mario Martone, a dirigere una nutrita compagnia che vede la presenza, tra gli altri, di Giuseppe BattistonFausto Cabra, Giovanni Calcagno, Roberto De Francesco, Iaia Forte, Paolo Graziosi e Paolo Pierobon. Per chi abbia dimestichezza con la scena italiana, un simile assortimento di nomi basta e avanza per invogliare alla visione. Ci si aggiunga un dramma bellissimo per profondità d’osservazione e spaesamento rispetto al concetto di storia e, forse, il gioco è fatto. Insomma, anche qui, potendo, andremmo volentieri.

Ancora Fabbrica Europa, e un programma denso di titoli peculiari: non potendo passarli in rassegna uno a uno, oltre a rimandarvi al Calendazzo citiamo la presenza di Leonardo Delogu (recensimmo su questi schermi un lavoro fatto allo Scompiglio) in Half A House, progetto performativo/spaziale realizzato con i colleghi Sonia Gómez (ES), Brogan Davison(UK), Gosie Vervloessem (BE) e Pétur Ármannsson (IS) (da giovedìdomenica, partendo dalla Palazzina Ex Fabbri delle Cascine, sino a raggiungere la Stazione Leopolda: situazioni sociali varie, tra aperitivi, incontri e passeggiate performative), per una nuova visione della spazialità condivisa. Non è il solo appuntamento interessante (per la musica, ci sarebbero Marc Ribot e pure i Marlene Kuntz, che testimoniano come la kermesse che guarda al futuro tenda a titillarsi non poco sugli anni Novanta), ma, per chi scrive, sarà un dolore non assistere a Heretico – Dopo questo apparente nulla, progetto di Leviedelfool che vede coinvolti, oltre a Simone PerinelliClaudia Marsicano, Elisa Capecchi e, soprattutto, quel Daniele Turconi di cui ricordiamo sempre con piacere il bruciante esordio in solitaria (qui e qui) nonché il fulminante questionazzo. Di Perinelli abbiamo parlato in occasione sia di un suo Pinocchio (qui) sia di Made in China (qui) e la curiosità è, dunque, ben giustificata.

Non facciamo ironie, ma, se volete dormire… andate a teatro a Pontedera. Sgomberiamo il campo da equivoci, giacché non ci stiamo riferendo a spettacoli noiosi, bensì all’iniziativa Sognare a teatro, ossia la proposta aperta a un gruppo (limitato: dodici unità) di spettatori, anzi fruitori,  che con la scorta di quattro artisti (Elisa Cuppini, Savino Paparella, Silvia Pasello e Augusto Timperanza, testi di Michele Santeramo, musiche di Ares Tavolazzi) saranno accolti al Teatro Era per passarvi una notte, parlando, ascoltando e… dormendo. Sino a giovedì 11. Non è una novità: il nostro Balestri andò, tempo addietro, trovandosi pure piuttosto a proprio agio, ma deve aver sognato talmente bene che s’è dimenticato di scriverne. Diavolo, anzi, arlecchino (pur sempre un demone) d’un Balestri!

Buon teatro, ma, pure, buona notte.