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Battlefield e il ritorno alle origini di Peter Brook

Sguardazzo/recensione di "Battlefield"

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Cosa: Battlefield
Chi: Peter Brook, Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba, Sean O’Callaghan
Dove: Firenze, Teatro della Pergola
Quando: 25/05/2016
Per quanto: 65 minuti

Dopo trent’anni Peter Brook riporta il “suo” Mahābhārata, il più noto poema epico indiano, in una nuova versione adatta alla scena contemporanea dal titolo Battlefield (campo di battaglia), con una riduzione evidente rispetto al 1986: da 9 ore a 65 minuti. I ritmi frenetici di oggi ci portano a continui riassunti, compressioni, e questo adattamento risulta ottimale per una fruizione chiara e senza cedimenti.

Ci troviamo nella parte del poema in cui, appena terminata la battaglia, i protagonisti delle due opposte fazioni si confrontano su ciò che è avvenuto, sulle conseguenti re(l)azioni al massacro e sull’ascesa al trono di Yudhishthira.
Il palco è completamente vuoto con una struttura di quinte alla tedesca, dove in zona fondale sono appoggiate canne di bamboo, qualche seduta grigia sparsa e teli colorati a (ri)creare la calda ambientazione dei paesi del testo originario. Quattro attori si alternano, in pose fisse, statiche, che mutano a ogni cambio scena, quando la musica, suonata dal vivo da Toshi Tsuchitori con un djembe, si fa più incalzante e le luci, in contrappunto, si affievoliscono sino a una soffice penombra. L’azione si svolge interamente sul proscenio (con l’eccezione di un ingresso dal fondale da parte di Dhritarashtra), come un tableau vivant in cui la narrazione è agita dalla voce degli attori. Si rimane affascinati dalle parole scandite ed espressive, una recitazione fatta di voce e occhi (lucidi, emozionati per ciò che avviene, elemento attoriale riservato, però, agli spettatori più prossimi), mentre il corpo resta ingessato in gesti contenuti.

Brook, Battlefield 2Parlano in un inglese comprensibile anche per i meno fortunati che, vicini alla scena, non possono leggere i sopratitoli posti sull’arco scenico (a meno che non siano allievi di Joseph Pilates, contorsionisti o incoscienti dal torcicollo assicurato). Le luci si limitano a semplici piazzati che non coinvolgono tutta la scena, cosa che stupisce date le quattro americane in bella vista con una moltitudine di proiettori da far invidia a un concerto dei Muse. Ci si può domandare quale sia il motivo per cui sia stato scelto un palco tanto imponente come quello della Pergola, per un allestimento forse più adatto al “consorziato” Teatro Era o al non distante Teatro Studio di Scandicci. La risposta è probabilmente nella sala colma di persone, tra le quali spiccano giovani e stranieri invitati dal grande nome del regista.

Brook, Battlefield 1Nel complesso si ha l’impressione di una performance retta dalla straordinaria bravura degli attori, capaci di narrare vicende e avvenimenti con una forte credibilità. Il “tocco” registico di Brook si percepisce in alcuni micro-accorgimenti, come i due semplici bastoncini di bamboo utilizzati come braccia di una bilancia su cui il re misura la propria carne in confronto al peso di un piccione, o la simulazione di un verme che striscia, un attore con un piede sopra un drappo rosso che, tirando il telo sottostante, tenta invano di spostarsi. Il racconto sacro, a tratti ampolloso, si mesce con leggende e aneddoti che donano alla drammaticità dell’evento una verve ironica. È in queste “pause narrative” che gli artisti rivelano i propri tratti brillanti, e non manca neppure, sul finire, un’interazione diretta con il pubblico a scatenare una contagiosa risata.

La rappresentazione è godibile nella sua interezza, ma se dovessimo premere il tasto mute all’intera opera, la sensazione sarebbe forse quella di un piccolo presepe in un’enorme grotta, e per giunta senza la sua stella cometa.

peter-brook---battlefield--©pascal-victor-artcomart

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... un topolino sarebbe... in una gabbia da leoni

Locandina dello spettacolo



Titolo: Battlefield

basato sul Mahābhārata
e lo spettacolo scritto da Jean-Claude Carrière
adattato e diretto da Peter Brook e Marie-Hélène Estienne
musica: Toshi Tsuchitori
luci: Philippe Vialatte
costumi: Oria Puppo
con Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba e Sean O’Callaghan
musicista: Toshi Tsuchitori
direttore di palco: Thomas Becelewski
adattamento e traduzione sovratitoli in italiano a cura di Luca Delgado
produzione C.I.C.T. / Théâtre des Bouffes du Nord
coproduzione: The Grotowski Institute; PARCO Co. Ltd / Tokyo;
Les Théâtre de la Ville de Luxembourg; Young Vic Theatre; Singapore Repertory Theater;
Théâtre de Liège; C.I.R.T.; Attiki Cultural Society e Cercle des Partenaires des Bouffes du Nord


basato sul Mahābhārata e lo spettacolo scritto da Jean-Claude Carrière adattato e diretto da Peter Brook e Marie-Hélène Estienne musica: Toshi Tsuchitori luci: Philippe Vialatte costumi: Oria Puppo con Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba e Sean O’Callaghan musicista: Toshi Tsuchitori direttore di palco: Thomas Becelewski adattamento e traduzione sovratitoli in italiano a cura di Luca Delgado produzione C.I.C.T. / Théâtre des Bouffes du Nord coproduzione: The Grotowski Institute; PARCO Co. Ltd / Tokyo; Les Théâtre de la Ville de Luxembourg; Young Vic Theatre; Singapore Repertory Theater; Théâtre de Liège; C.I.R.T.; Attiki Cultural Society e Cercle des Partenaires des Bouffes du Nord Peter Brook, che ha da poco compiuto 90 anni, è una delle grandi figure del teatro contemporaneo. Con Battlefield torna al Mahābhārata, il più ampio poema epico non solo dell’India, ma di tutta la letteratura mondiale. La sua messa in scena, di circa nove ore, nel 1985 sconvolse il Festival di Avignone. Oggi con Brook trova la possibilità di far rivivere sul palcoscenico quelle stesse fascinazioni. La ricchezza linguistica e immaginifica della millenaria epopea del Mahābhārata, scrivono Peter Brook, Jean-Claude Carrière, Marie-Hélène Estienne, le sue storie ancor oggi sorprendenti, ci offrono la possibilità di far rivivere sul palcoscenico fascinazioni, che, pur appartenendo al passato, riflettono allo stesso tempo i durissimi e innumerevoli conflitti che straziano il nostro mondo. Una grande guerra di sterminio, una guerra lacera la famiglia dei Bharata. Da una parte sono schierati cinque fratelli, i Pandava, dall’altra i loro cugini, i Kaurava, i cento figli del Re cieco Dhritarashtra. Il conflitto diventa ben presto una vera e propria devastazione, milioni di cadaveri ricoprono il campo di battaglia. Infine prevalgono i Pandava, il più anziano dei quali, Yudishtira, deve salire al trono con il peso di una vittoria macchiata dal sapore amaro della distruzione. Il vecchio re Dhritarashtra, che ha appena perso tutti i suoi figli, e il nuovo re, suo nipote Yudishtira, condividono lo stesso dolore, lo stesso bruciante rimorso, eppure devono affrontare la realtà e assumersene la responsabilità.

Francesca Cecconi
Da attrice a fotografa di scena per approdare alla mise en espace delle proprie critiche. Under35 precaria con una passione per la regia teatrale. Ha allestito una sua versione di Casa di bambola di Ibsen. Se fosse un’attrice: Tosca D’Aquino per somiglianza, Rossella Falk per l’eleganza, la Littizzetto per "tutto" il resto.