Dall’Irpinia a Lari, la questione è sempre d’urgenza

Sguardazzo/recensione di "Maria Assunta Lo Carmine"

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Cosa: Maria Assunta Lo Carmine
Chi: Paola Francesca Iozzi
Dove: Lari, Piazza Matteotti
Quando: 29/07/2016
Per quanto: minuti

Due sedie e una chitarra. Il teatro può (anche) farsi così, nella semplicità più disarmata e disarmante. Un attore e qualcosa, non necessariamente una storia, da far accadere, ad accendere interesse, rabbia o curiosità nello spettatore, interlocutore amato/odiato, eppur necessario affinché il teatro si dia. Talvolta la fiamma s’appicca, tal’altra no: per parte nostra, tendiamo ad apprezzar comunque chi ci provi davvero, accollandosi i rischi del caso.

Assai singolare l’edizione 18 di Collinarea: tema L’urgenza, ispirato alle ristrettezze per l’azzeramento del cospicuo contributo del Teatro della Toscana (intempestivamente comunicato a febbraio) che ha costretto gli organizzatori alla scomoda posizione di chiedere agli artisti di partecipare in forma gratuita, ottenendo riscontri anche generosi, ma certo non risolutivi in una prospettiva di lungo respiro. Naturale conseguenza, il far di necessità virtù: ed ecco la versione radio edit dei Giganti di Roberto Latini [con relativo sguardazzo; qui la recensione del lavoro quasi originale], Il generale di Roberto Aldrovandi (regia di Ciro Masella, anche protagonista d’un lavoro ben oltre il livello dichiarato di “primo studio”) e il monologo Maria Assunta Lo Carmine, di Paola Francesca Iozzi accompagnata alla chitarra da Savino Ventur.
Oggetti disparatissimi, il che sarebbe pure un pregio, se su tutti non gravasse il pesante macigno di un’urgenza distante da quella efficace cui alludeva Artaud, e non, invece, il dover andar a nozze coi fichi secchi. Il punto è che la colpa, se così si può dire, non può essere (sempre) dei fichi.

Paola Francesca Iozzi, Maria Assunta Lo Carmine (ph L. Menesini) 04Iozzi arriva in scena, truccata di punto.
Reca una borsetta, rossa come il vestito indossato sotto un pullover bianco. Poggia la borsa. Si siede. Parla. Da signora campana, l’affettazione popolare di misurato trattenimento, quel garbo colloquiale che rimanda costantemente a un oltre, un au de la che è sostanza comica, fatta d’ironia riversata sul quotidiano, una vita di lavoro e tv (Maria Assunta, il personaggio tratteggiato, sogna Affari tuoi, il quiz televisivo “dei pacchi”).
La chitarra di Ventur, assiso lì accanto, sottolinea i passaggi, alternando richiami etnici a ritmiche bluesy, talvolta guadagnando il primo piano per poi fondersi repentino col dettato verbale. Presenza metafisica, muta e sonante,  a scandire il tempo del racconto.

Saverio ventur, Maria Assunta Lo Carmine (ph L. Menesini) 05È il volto dell’attrice a parlare, nelle sue scolpiture sfuggenti, nei minuti mutamenti espressivi. Parla, quanto e pure più di lei: si svolge lì il miglior tratto di spettacolo, il cui cuore si vorrebbe sedimentato altrove (come dichiarato), nel legame leggero ma  tenace tra chiacchiera quotidiana e questione sociale, con l’interesse economico pronto a barattare salute con profitto, causa le trivellazioni petrolifere in terra d’Irpinia. Meccanismo noto: il comico mascheramento del tragico, o del serio. Affinché il gioco funzioni è però necessaria una calibratura assai più puntuale, una cattiveria, anzi crudeltà, che sappia imprimersi più dolorosamente, con urgenza, appunto, nelle carni dello spettatore, rilassate dall’equivocabile buonumore. Qualcosa che sembra smarrirsi, invece, nell’eloquio, a tratti pure brillante, dell’apprezzabile signora Lo Carmine: strappa sorrisi, ma non lacrime, titilla l’indignazione, ma con eccessiva delicatezza, troppo garbo. Lo stesso col quale raccoglie la borsetta rossa, assieme agli applausi della bendisposta platea d’un festival che meriterebbe di sopravvivere senza elemosine, con dignità.

 

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... uno snack sarebbe... un arancino di riso

Locandina dello spettacolo



Titolo: Maria Assunta Lo Carmine

Monologo di 50 minuti per voce e chitarra sulle trivellazioni petrolifere in Irpinia.
voce Paola Francesca Iozzi
chitarra e musiche Savino Ventur


Maria Assunta Locarmine ha 38 anni, è di Fontanarosa in Provincia di Avellino , ha due figli, fa la casalinga e vorrebbe tanto partecipare al programma di RAI UNO “Affari Tuoi”. Ha qualche sogno da realizzare ma deve stare allerta perché nei campi Irpini si aggira uno strano lupo a sei zampe affamato di petrolio. “Affari tuoi”… sì, ma rivolti alla terra, all’acqua, all’aria e alla cura di questi elementi che hanno l’ampio respiro dell’orbita terrestre, del movimento del cosmo e, quindi, di noi stessi. Maria Assunta Locarmine è una narrazione teatrale che parla di ecologia, di impegno personale e di cambiamenti (parla anche di Cappuccetto Rosso ma con un finale un po’ diverso). E’ stata pensata per parlare alle piazze, ai bambini, ai distratti, a chi si annoia con i discorsi seri, a chi non ha tempo per la “politica” e per questo contempla il rischio di divertirsi! Affinchè l’inutile arte del teatro possa avere l’inconveniente di un ascolto leggero e profondo, di passare contenuti che hanno a che fare con la vita e le scelte di ognuno di noi. Questo progetto teatrale nasce dall’esigenza di parlare «a» e «con» la gente d’Irpinia del progetto di esplorazione per la ricerca di idrocarburi «NUSCO» (approvato nel 2013 all’interno del SEN – Strategia Energetica Nazionale) ma ci siamo rese conto che riguarda molta parte del territorio italiano, che è importante parlarne a quante più persone possibile, singoli e piccole comunità. I territori minacciati della devastazione ambientale sono molti e questo modello di «sviluppo» di cui sono la conseguenza ci riguarda tutti e tutte. Crediamo che nessuno di noi può dirsi esente dal prendere coscienza di ciò che questo significa. Vogliamo che il nostro spettacolo, oltre che a divertirsi, serva anche a questo. Solo ciò che passa per le emozioni alberga durevolmente nel pensiero.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.