Le scimmie di Latella non hanno il pollice opponibile

Sguardazzo/recensione di "Ti regalo la mia morte, Veronika"

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Cosa: Ti regalo la mia morte, Veronika
Chi: Antonio Latella, Monica Piseddu
Dove: Pontedera (PI), Teatro Era
Quando: 28/02/2016
Per quanto: 110 minuti

Come la Norma Desmond di Viale del tramonto, Veronika Voss, ex diva del cinema di propaganda tedesco, non ha superato il trauma del ritiro dalle scene. Vive in balia della sua psichiatra, che la riempie di morfina per inibirne la volontà e infine impossessarsi del suo patrimonio. Robert Krohn, un giornalista sportivo invaghitosi di lei, cerca di salvarla. Non ci riuscirà, e la storia di Veronika finirà con una fatale overdose. Questa, in estrema sintesi, la trama del penultimo film di Rainer Fassbinder, Die Sehnsucht der Veronika Voss (1982): un thriller a tinte foschissime, condensate in un bianco e nero sfarfallante, raffeddato, angoscioso. Le catastrofi dell’apparire, i demoni dell’avidità. Forse non il miglior film del cineasta tedesco, ma comunque potente, sempre tesissimo e urgente come una vendetta.

L’adattamento di Federico Bellini e Antonio Latella non sembra mosso dalla stessa impellenza. Chi legge conosce senz’altro il fastidio che si prova nel trovarsi a colloquio con una persona che apre lunghissime e distraenti parentesi, che ama a tal punto il proprio parlare da sperimentarlo in innumerevoli esclamazioni e intercalari. Ti regalo la mia morte Veronika rischia di produrre esattamente questo fastidio (a malapena compensato dall’appagante costruzione scenografica, con giochi d’ombre e una bianca pelliccia a far da fondale-schermo). La sceneggiatura originale è infatti sviata, stenografata, destrutturata, volgarizzata; sicché il contenuto (il contenuto! interessa ancora a qualcuno?) è piegato da un numero di citazioni implicite ed esplicite, continui doppi sensi e slittamenti, metafore cinematografiche, voci microfonate, voci sussurrate, voci fuori campo (ma tutto rimane statico, come in una fassbinderiana inquadratura fissa), straniamenti brechtiani ed elucubrazioni pirandelliane.

regalo-morte-veronika-slide01Possibile che non esistesse altro modo per lavorare sul soggetto? Possibile che servissero sei maschere da gorilla per vestire i personaggi che si muovono intorno a Veronika (Monica Piseddu) e individuarli come proiezioni di una mente alienata (e poi lasciarli in déshabillé a bivaccare tra le poltroncine da cinema allineate in proscenio)? Ed è possibile che occorresse fare di Veronika – incarnazione di una dea luminosa che vede e sente la sua luce spegnersi – una specie di isterica da lettino freudiano? (ma l’impressione è comunque lontanissima dal sentimento di Sehnsucht, lo struggimento romantico che si riversa in pulsione di morte, e che Fassbinder volle nel titolo della pellicola).

Possibile poi che si debba cedere al vizio di accumulare finali su finali (ne basta uno, anzi spesso non serve nemmeno quello), invitando anche l’incolpevole Cechov nel gioco delle associazioni mentali? Nell’ultima sequenza piove dall’alto un ciliegio fiorito, intorno al quale le eroine fassbinderiane (la Martha del film omonimo, la Margot di Paura della paura, la Elvira di Un anno con tredici lune, e ovviamente Veronika) si radunano per uno stucchevole picnic in giardino, con tanto di maggiordomo giustiziere.

Tutte domande retoriche: lo scostante spettacolo di Latella, che ha le stimmate del capolavoro (per chi crede ai miracoli), sta a dimostrare che sì, è possibile.

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VERDETTAZZO

Perché: No
Se fosse... una pietra preziosa sarebbe... sintetica

Locandina dello spettacolo



Titolo: Ti regalo la mia morte, Veronika

liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano
di Federico Bellini e Antonio Latella
regia Antonio Latella
con Monica Piseddu
e con Valentina Acca,Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
suono Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre Altretracce
assistente alla regia Brunella Giolivo


liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano di Federico Bellini e Antonio Latella regia Antonio Latella con Monica Piseddu e con Valentina Acca,Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Candida Nieri, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa scene Giuseppe Stellato costumi Graziella Pepe suono Franco Visioli luci Simone de Angelis ombre Altretracce assistente alla regia Brunella Giolivo Con Ti regalo la mia morte, Veronika, Antonio Latella incontra per la seconda volta la poetica di Rainer Werner Fassbinder, dopo la messa in scena de Le lacrime amare di Petra von Kant nel 2006. La base di questo nuovo lavoro non è però un testo teatrale dell’autore bavarese, ma parte dell’opera cinematografica che Fassbinder ha dedicato alla rappresentazione e all’analisi della donna. Partendo dalla rievocazione della vicenda di Veronika Voss, ultima tra le protagoniste del suo cinema, lo spettacolo incontra alcune tra le figure femminili grazie alle quali il regista ha consegnato forse una grande, unica opera in cui sguardo cinematografico e biografia personale tendono inevitabilmente a coincidere. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi indistinguibili. Entriamo così nella mente di Veronika, diva sul viale del tramonto e vittima della morfina somministrata da medici senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano apparizioni in bianco e nero, il nero come forma perfetta che fagocita gli altri colori e il bianco della purezza ma anche del lutto. E, inevitabilmente, il bianco della morfina che trasforma le memorie in gratificazioni, deforma ogni percezione fino a rendere accettabile la morte come possibilità o liberazione. Un viaggio in cui Veronika e le altre eroine del cinema fassbinderiano regalano il proprio sacrificio al loro ideatore, il regista, il medico ma anche il carnefice Fassbinder, a sua volta, probabilmente, personaggio del suo stesso dramma.

Carlo Titomanlio
È una persona serissima.