Massini si specchia in Cervantes nel gioco di Ciro Masella

Sguardazzo/recensione di "Gioco di specchi"

-

Cosa: Gioco di specchi
Chi: Marco Brinzi, Ciro Masella
Dove: Lari (PI), Teatro Comunale
Quando: 31/07/2015
Per quanto: 75 minuti

Alonso Chisciano, ingegnoso hidalgo; Sancio Panza, fido suo scudiero.
Assisi a terra, gambe conserte, capi reclinati sui petti. Immoti.
Incuranti del bollore equatoriale nel minuto teatrino di Lari, degli spettatori bocianti, stipati a forza (taluni costretti alla rinuncia) sui gradoni in legno dove han preso posto.
Due corpi, quasi gemelli, non fosse per la stazza: a destra, più piccolo, Ciro Masella, al fianco, Marco Brinzi, ugualmente vestiti, in beige e blu. Li carezzano le luci, per poi sfumare al buio.

Si destano e dicono d’un sogno, identico, nell’intreccio di voci che è tra i temi, in senso latamente musicale, dell’allestimento. Spiazzante, sulle prime, l’assegnazione dei ruoli: Brinzi, longilineo e atletico (benché quasi sempre seduto) è il rustico Sancio, razionale perché terreno, crudele perché concreto; Masella è un Chisciotte fragile, ma indomito, tenero, ma puntuto. Scelta meditata e, vedremo, scientemente capziosa, ché sullo slittamento di senso, identità e percezione, è strutturata la partitura testuale di Stefano Massini.

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0435Sogno di nera premonizione quello che i due accomuna e lancia in una dissertazione dialogata sul tema della morte, la sua attesa, la sua ineluttabilità. Ne discutono e s’accapigliano come allampanate maschere da teatro absurdista, piantate in una desolata terra e anonima per quasi tutta la recita. La scherma è ben mossa, strappa risate al pubblico trascinato dal ritmo vibrante, punteggiato dal buio che seziona la pièce in segmenti conchiusi. Masella dilata e comprime il dettato, varia di passo e intensità, col piglio che sappiamo appartenergli; Brinzi, per contro, sorprende ancor più, per la recitazione grottesca, di mugugnate ruvidezze in un arrochito vocione baritonale, ad ampliar ulteriormente lo spettro espressivo d’un attore già completo. Bella coppia e la memoria va a Il muro, primo allestimento in cui li abbiamo visti collaborare, sempre qui, a Lari.

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0188Si specchiano, Sancio e Don Chisciotte, nel gioco al (dolce) massacro d’un rapporto in cui l’alto s’inverte col basso, il forte col debole, l’adulto con l’infante. L’arguzia plebea del servo stringe al collo del signore il cappio d’una filosofia terragna e inoppugnabile: la morte, come il tempo di cui è corollario esiziale, non s’evita né s’inganna. Inutile ordire espedienti. Non le serve annunciarsi, compaia o meno, nella luce aurorale, l’albero di melograno ai piedi del quale i due han sognato di risvegliarsi trovando il compagno defunto. La doppia riflessione investe e ribalta i caratteri: ora Masella è il servo, Brinzi il cavaliere, riassestando voci e fisicità. Qui il testo indulge e, nell’innegabile fattura, denuncia i limiti paradossali d’un controllo che ne stempera l’urgenza. Si chiude comunque in bellezza, con echi scespiriani sospesi tra sognotempesta, sino all’approdo alla più intima, teatrale e tragica verità.

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0297Ingegnoso ordigno testuale, più esatto che avvincente, Gioco di specchi riluce della giustezza dei suoi interpreti, d’una regia (di Masella) meditata, ma che, forse, avrebbe potuto osar di più nell’asciugare una scrittura sin troppo specchiata, compiaciuta.
Lascia un buon sapore, e la suggestione pesca nella memoria l’apologo citato da Calvino (nume forse aleggiante sul gioco massiniano) a proposito di Les fleurs bleues, memorabile romanzo di Raymond Quenau, da lui tradotto: «Chuang-tzé sogna d’essere una farfalla; ma chi dice che non sia la farfalla a sognare d’essere Chuang-tzé?»

Ciro Masella, Marco Brinzi, 'Gioco di specchi', ph. Ilaria Costanzo-0213

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... una canzone sarebbe... "La morte", di Fabrizio De André, ricantata da Bugo

Locandina dello spettacolo



Titolo: Gioco di specchi

di Stefano Massini
regia Ciro Masella
con Marco Brinzi e Ciro Masella
scena luci e costumi Silvia Avigo suono Angelo Benedetti

Stefano Massini, uno dei più grandi e premiati autori del nostro teatro, reduce dai grandi successi e riconoscimenti internazionali, entra nelle pieghe di un capolavoro immortale della letteratura mondiale, il Don Chischiotte di Cervantes, per regalarci una storia sospesa tra realtà e sogno. Un irresistibile duello teatrale fra due figure leggendarie, quella di Don Chisciotte e di Sancho Panza, alle prese con il segreto dell’esistenza e le domande che attanagliano ogni essere umano nel suo misterioso e meraviglioso viaggio sulla terra. Una notte incantata e arcana. Un sogno che forse è un presagio. L’attesa dell’alba. E del suo verdetto. Sospesi fra Beckett e due clown, i nostri due leggendari figuri erranti di una Spagna inquieta si aprono l’uno all’altro, camminando in bilico sul precipizio della vita. Ciro Masella, dopo la felice esperienza de “La fine di Shavuoth” e de “L’Italia s’è desta”, torna ad immergersi nel mondo poetico di Stefano Massini, abitato stavolta da una coppia di personaggi immortali e irresistibili.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.