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Platonov fa la primina ma viene rimandato a settembre

Sguardazzo/recensione di "Platonov - Commedia senza padri"

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Cosa: Platonov - Commedia senza padri
Chi: Marco Lorenzi, Lorenzo De Iacovo, Michele Sinisi
Dove: Altopascio (LU), Cinema Teatro Puccini
Quando: 23/01/2020
Per quanto: 100 minuti

Platonov è il titolo postumo attribuito al dramma che Cechov aveva composto in giovane età senza poi portarlo a compimento. Nella riscrittura di Marco Lorenzi e Lorenzo De Iacovo, la volontà di rottura della quarta parete si coglie entrando in sala, dove due attori porgono ai convenuti un vassoio di bicchierini di vodka, col resto della compagnia sul palco a sipario alzato. 

Il gruppo Il Mulino di Amleto rilegge la frammentarietà del testo originale dando risalto alle vicende del gruppo di amici e conoscenti di Platonov (Michele Sinisi) invitati nella tenuta di Anna Petrovna (Roberta Calia). I nove personaggi si muovono e bevono attorno a un grande tavolo parallelo al proscenio, mentre lo spazio retrostante è delimitato da una sorta di separé/vetrata che, durante il corso della vicenda, verrà spostato all’occorrenza dando vita a diverse configurazioni sceniche. 

L’atmosfera inizialmente festosa e conviviale presto si sgretola per lasciare spazio alle relazioni personali, all’intreccio di non detti e trascorsi segreti tra i personaggi, in un crescendo recitativo quasi sempre sopra le righe. Presentazione dei caratteri e svelamento delle varie dinamiche interpersonali occupano i primi due atti, con ritmi e tempi accelerati, quasi nell’urgenza di definire quella che si rivelerà essere una tipica storia di sotterfugi, tradimenti e inganni.

Se, in questa prima parte, l’ostentata rapidità rischia di essere la nota principale del costrutto scenico, la situazione evolve con il passaggio al terzo atto. Sono passate circa due settimane e l’azione si svolge nella scuola elementare dove Platonov insegna e in cui si è barricato dopo essere stato abbandonato dalla moglie, in seguito all’ennesimo tradimento. L’atmosfera caotica dei primi atti si allenta, il tavolo centrale sparisce tuttavia resta la quinta, ora vero centro mobile della scena e intermediario degli amori di Platonov.

L’azione corale è sostituita da dialoghi a due, dai quali emergono la continua tensione tra la volontà dei personaggi e la realtà che frustra i loro desideri, ma anche l’incapacità di vivere l’amore senza incappare in illusioni e delusioni. In questa maggiore distensione scenica hanno la possibilità di avere più risalto soluzioni di regia che coinvolgono l’azione degli interpreti attorno alla quinta mobile che acquista mobilità e significato, ora separando ora avvicinando i protagonisti, ma sempre contenendo e delimitando i loro sentimenti.

La conclusione riprende il motivo metateatrale dell’incipit, mai del tutto abbandonato nel corso del lavoro, tra incursioni in platea e riflettori a vista. Il quarto e ultimo atto non è, infatti, rappresentato, bensì raccontato da Osip (Yuri D’Agostino) che, circondato dal resto del cast, spiega al pubblico come «normalmente» si chiuderebbe il dramma. «Normalmente» Platonov dovrebbe morire, ucciso da un colpo di pistola sparato da una delle donne che ha amato, «ma non questa sera». 

La lacerazione esistente tra vivere come si vive e vivere come si potrebbe è l’asse portante del dramma e l’adattamento di Lorenzi-De Iacovo pare suggerire che il tentativo di realizzare qualcosa di migliore non è solo ridotto a una speranza ma si concretizza nella vita stessa, che, fino a che è tale, si configura come potenzialità non necessariamente destinata al fallimento. Tale tensione drammatica evidenziata dal finale metateatrale eleva l’operazione drammaturgica, risollevandola da un inizio non troppo convincente.

VERDETTAZZO

Perché: Sì, oppure no
Se fosse... Una canzone sarebbe... “L’ultimo bacio” di Carmen Consoli (intesa come colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino)

Locandina dello spettacolo



Titolo: Platonov - Commedia senza padri

da Anton Čechov
uno spettacolo di Il Mulino di Amleto
regia Marco Lorenzi
adattamento Marco Lorenzi e Lorenzo De Iacovo
con Michele Sinisi
e con Stefano Braschi, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Stefania Medri, Raffaele Musella, Giorgio Tedesco, Angelo Maria Tronca
style e visual concept Eleonora Diana
disegno luci Giorgio Tedesco
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale/TPE – Teatro Piemonte Europa/Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea
con il sostegno di La Corte Ospitale – Progetto Residenziale 2018
in collaborazione con Viartisti per la residenza al Parco culturale Le serre


Platonov è uno dei primi testi di Anton Cechov che anticipa, attraverso le vicende del suo protagonista e della società in “equilibrio precario” che lo circonda, i grandi temi dei suoi drammi della maturità. Lo spettacolo de Il Mulino di Amleto nasce dal desiderio di creare un corto-circuito tra le parole di Cechov e la ricerca di un rapporto intimo tra attori e spettatori che racconti la fragilità della vita umana.
Quando Cechov scrisse questo testo aveva solo ventun’anni. “Platonov”, titolo postumo di questo suo primo dramma, esprime l’urgenza di mettere in scena la vita, cogliendone a pieno i più profondi meccanismi. Lo sforzo dell’autore, però, s’infrange contro l’impossibilità di raccontarla nella sua interezza in un testo teatrale. Ne rimane un grande e meraviglioso affresco incompiuto dell’animo umano: brandelli di scene e dialoghi, personaggi incerti, esistenze di uomini e donne resi fragili dal loro “voler essere” e che si scontrano inevitabilmente con ciò che sono nella vita reale. In questo senso “Platonov siamo noi”, con la nostra fame di vita, i nostri desideri che ci spingono sempre a cercare la felicità altrove rispetto a dove siamo, con le nostre delusioni e sconfitte. E se Platonov si chiede “La vita!, perché non viviamo come avremmo potuto?”, allora vorremo che questa domanda risuonasse forte tra noi e gli spettatori, attraverso un allestimento che abbatta il confine tra le due parti. Raramente in teatro ci è stata trasmessa tanta conoscenza del genere umano come ha fatto Cechov. Vorremmo riconsegnarla con autenticità e leggerezza, per entrare nel dolore delle nostre vite senza restarne impigliati.

Elena Corotti
Nata nel '92, si è laureata a Pisa in Italianistica e il suo sogno è vivere di rendita circondata da procioni. Nell'attesa: insegna a scuola, legge libri, fa cose, vede gente e spettacoli teatrali. Talvolta coltiva ipocondria prerefrigerando semi sottovuoto.