Quando il giuoco si fa ossessivo: Pirandello tra Orsini, Valerio e Balò

Sguardazzo/recensione di "Il giuoco delle parti"

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Cosa: Il giuoco delle parti
Chi: Umberto Orsini
Dove: Pistoia, Teatro Manzoni
Quando: 09/01/2015
Per quanto: 90 minuti

C’è qualcosa d’intrigante e al contempo irrisolto nella lettura che Roberto Valerio e Umberto Orsini propongono di Il giuoco delle parti, traslazione pirandelliana della novella Quando si è capito il giuoco. L’impressione è, anzi, d’uno scavo: dalla superficie del dramma verso il racconto, più verace e cruento rispetto alla pièce che l’autore girgentino modella nel 1918 sul suo primattore Ruggero Ruggeri.

Per Orsini e Valerio si tratta pure d’un ritorno sul luogo del delitto: da un lato, l’allestimento è dedicato a Rossella Falk, amica e collega dell’attore (dal 1982 al ’97 codirigono, assieme a Giuseppe Battista, il romano Teatro Eliseo ora in disgrazia) e protagonista nel ’65 di un’indimenticabile messinscena con la Compagnia dei Giovani (gruppo cui partecipa anche Orsini per un periodo); dall’altro perché, nel ‘96, una bella versione diretta da Lavia vede Orsini protagonista con Valerio al debutto d’attore.

Umberto Orsini in 'Il giuoco delle parti', R.Valerio (ph no autore, da sito compagniaorsini.it)Veniamo al presente: il dramma si dipana all’interno d’un allucinato spazio mentale, proiezione della memoria di un Leone Gala (Memmo Viola nella novella) condannato alla reminiscenza. La voce fuori campo di Orsini investe l’intera visione realizzata da Maurizio Balò, un articolato e ingombrante sistema di pareti scorrevoli dai colori cangianti, in paradossale simbiosi con lo stato del protagonista. Scorrendo i crediti di locandina, alla voce adattamento troviamo non solo regista e attore, ma anche lo scenografo, cui si riconosce, giustamente, significativa autoralità rispetto allo spettacolo.

L’intero spartito orchestrale della messinscena è comunque calibrato sul primo violino: tutto si snoda attraverso le immagini che, dalla mente di Gala, s’incarnano in voci e corpi comprimari, in quella storia di corna sapute e accettate che è il dettato pirandelliano. Il loico protagonista ha gioco franco nell’incastrar man mano la moglie Silla e il di lei amante Guido: l’una, resa da Alvia Reale con pennellate di sostenuta svagatezza, l’altro, un Totò Onnis (sostituto di Michele Di Mauro rispetto alla stagione passata) squadrato, quasi caustico.

'Il giuoco delle parti', R.Valerio (ph no autore, da sito compagniaorsini.it)Fu vera gloria, però, quella in cui sembra crogiolarsi l’arguto cinismo di Gala? Lecito dubitarne: nell’ossessivo presente da istituto psichiatrico, il ricordo coatto incornicia la storia d’un uomo fuggito dalla realtà (del matrimonio, prima, del duello, poi) a trovar rifugio nel ventre comodo della cultura, preferendo, al confronto diretto con la vita, la dimensione forse meno problematica della consultazione libresca. Misantropia come rifiuto, ma pure fragilità: la stessa che affligge la coazione a ricordare che è la condanna da incubo futuristico di Gala/Orsini.

Il ritmo dell’allestimento è cadenzato, di gusto cinematografico, benché il meccanismo paia incagliarsi in dilatazioni che, forse, tradiscono l’orditura intenzionale del regista. Di Valerio, riconosciamo la bella mano nel gestire un discorso articolato, evitando vacui intellettualismi senza abdicare all’invenzione, quel sale irrinunciabile per spettacoli che vogliano andare oltre a una caprina (e inutile) esecuzione testuale. Rispetto ai precedenti (l’apprezzabile Un marito ideale, il bellissimo Vantone, l’intrigante Impresario delle Smirne), questo Giuoco sconta forse qualcosa, un pegno pagato, ipotizziamo, al calibro del primattore. Nondimeno, si tratta sempre di teatro “per” lo spettatore, senza volerlo né trattar da ottentotto o catechizzare, il che è davvero encomiabile.

VERDETTAZZO

Perché:
Se fosse... un abito sarebbe... un completo, bello, ma non necessariamente alla moda

Locandina dello spettacolo



Titolo: Il giuoco delle parti

da Luigi Pirandello
adattamento Roberto Valerio, Umberto Orsini, Maurizio Balò
con Umberto Orsini, Alvia Reale, Totò Onnis
e con Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri, Woody Neri
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
produzione Compagnia Umberto Orsini srl, Fondazione Teatro della Pergola


La vicenda di Leone Gala, di Silia e Guido Venanzi, marito, moglie e amante che un intrigo di passioni porta all’eliminazione di uno dei tre, è nota. Nel riproporre questo testo (già interpretato da Umberto Orsini nel 1996 con la regia di Lavia) il giovane regista Roberto Valerio ha immaginato un Leone Gala che, sopravvissuto ai fatti narrati, cerchi di ripercorrerli come uno scrittore che voglia mettere ordine nelle bozze. Ce ne offrirà inevitabilmente una visione parziale e soggettiva ampliando i piani del racconto e facendolo piombare in un clima tra reale e irreale, presente e passato, razionalità e follia. Per ricordare la storica edizione della Compagnia dei Giovani (1965), Orsini dedica lo spettacolo a Rossella Falk, consapevole che la sua intelligenza teatrale non sarebbe indietreggiata di fronte ai piccoli tradimenti di questa versione.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.