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La settimana a teatro: 30 maggio-5 giugno

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Non si dica che il teatro italiano non presenta aspetti peculiari: tra questi, non è la prima volta che lo segnaliamo, quello di andare in vacanza (nel senso di essere vacante, proprio, come leggemmo sulle note di regia del bel GabbiaNo di Woody Neri) proprio quando la gente… va (grossomodo) in vacanza. E, quindi, affrontiamo un’altra settimana contraddistinta da ponti, ponteggi e astensioni dal lavoro, registrando nuovamente la penuria disarmante di proposte sceniche degne di nota.
Poca, pochissima roba. Quindi, poco o nulla da selezionare in quel del Calendazzo. In ogni caso, se avete segnalazioni, ravvisate mancanze o, semplicemente, vi sentite soli, scrivete a l’Arlecchino, suvvia non fate i timidi: arlecchino@losguardodiarlecchino.it

Fine settimana − Due performance di Carlos Motta ed Eddie Peake allo Scompiglio

Carlos MottaProsegue con intensa puntualità il programma di Assemblaggi provvisori, maxi-progetto promosso dall’Associazione dello Scompiglio e che coinvolge un impressionante numero di artisti di calibro internazionale. Ne abbiamo già parlato, raccontandovi di Pornopoetica (qui), di Motus (qui e qui), presto vi racconteremo di Nannerl, ma nel frattempo vi segnaliamo quello che accadrà da venerdì 3 a domenica 5 giugno: la prima sera, spazio alla musica, con il concerto intitolato La voce suadente del male, omaggio a Franz Schubert con la soprano Mirella Di Vita e il baritono Michele Pierleoni accompagnati al piano da Simone Soldati; il Quartetto in re minore D810 sarà invece eseguito dal Quartetto Noûs (Tiziano Baviera e Alberto Franchin, violino; Sara Dambruoso , viola; Tommaso Tesini, violoncello).
2016_Eddie_Peake_01Doppio, quasi triplo, appuntamento, invece, per sabato 4: l’artista e performer colombiano Carlos Motta presenta Requiem, performance in due atti (Mondo invertito Libera me) sviluppati quasi contemporaneamente in due spazi diversi della Tenuta; il pubblico sarà accompagnato alla cappella per assistere all’inizio della performance e, successivamente, sarà libero di spostarsi tra i diversi spazi per presenziare alle due parti. A non molta distanza, inoltre, sarà possibile assistere al nuovo lavoro del britannico Eddie Peake, dal titolo Mandami una foto di te, “azione irriverente sin dal titolo, in cui musica, suono, movimento coreografato e voce, riflettono sul dramma intrinseco dei rapporti e dei problemi legati al desiderio sessuale”. Incuriositi, cercheremo di parlarvene, ricordando il lavoro di Peake sarà disponibile anche domenica 5.

Sabato − Facchetti (figlio) e la (odiata) Juve a Capannori

Giuseppe Scordio, 'Mi voleva la Juve' (G. Facchetti - ph. FB)Sabato sera, a Capannori si celebra l’ennesimo matrimonio tra due ambiti che, non solo per chi scrive, sono ben più prossimi di quanto non si possa credere: sport e teatro. Mi voleva la Juve è, infatti, un monologo firmato da Gianfelice Facchetti, interpretato sul palco da Giuseppe Scordio. A occhio, il titolo dice già parecchio e, se vi aggiungiamo il nome dell’autore figlio del celebre Giacinto terzino sinistro e bandiera sia dell’Inter sia della Nazionale, tra gli “immortali” del nostro pallone, il gioco è fatto. Gianfelice è, infatti, da qualche anno sulla breccia tra giornalismo (Gazzetta e Corriere, gruppo RCS) e scrittura (il libro Se no che gente saremmo. Giocare, resistere a altre cose imparate da mio padre Giacinto è stato, per quel che vale, Premio Bancarella Sport 2012) d’ambito sportivo, ed è lecito supporre che il cognome, in qualche misura, abbia contribuito: chissà se si fosse chiamato Osti (come Carlo, ruvido ed efficace terzino tra anni Settanta e Ottanta). Cercheremo di vedere e, scevri da ogni malanimo post Calciopoli, raccontarvene, sorridendo per via della prossimità tra lo Spazio Artè e il frequentatissimo Club Juventus Capannori: chissà che non ci capiti di dover commentare anche degli scontri tra tifosi.

albertazzi-giorgio 2E, intanto, se n’è andato pure Giorgio Albertazzi: ne abbiamo lette di notevoli, in questi giorni, dal sapido “Si mangia, si beve, si ‘hanta Faccetta nera” ad altri aneddoti vieppiù gustosi (i cani lupo di Carmelo Bene, entrambi chiamati Albertazzi), a dimostrare, come se ve ne fosse bisogno, che spendere parole per qualcuno, in laude o in dispregio, significa in ogni caso riconoscerne l’importanza.
L’arlecchino e nostro Guru Giacomo Verde, nella sua onoratissima attività di videoartista, ha collaborato una volta con il celebre e discusso attore; lo ricorda così: “Ricordo quando realizzai alcuni videofondali per un suo recital: era veramente una ‘macchina scenica da guerra’, una sapienza teatrale che poche altre volte mi è capitato di incontrare. Aveva in sé tutto il bello e il brutto del teatro di tradizione. Detto tra noi: mi vien comunque da abbracciarlo!
albertazzi-giorgioSul Giorgione da Fiesole non abbiamo opinioni interessanti (come sulla quasi totalità degli argomenti dello scibile), ma ci lascia un po’ perplessi il discredito e il perenne rinfacciargli le giovanili aderenze politiche, con l’aggravante di non aver chiesto scusa: come se fosse possibile “concentrare” la vita di una persona in un solo peculiare momento della sua esistenza (e proprio il teatro mette in crisi tale vizietto umano) o come, ammessa la possibilità d’imperitura e infamante condanna (e anche qui, i dubbi sono leciti), se offrire le scuse possa davvero funger da riparo. Mah. Comunque, non l’abbiamo mai visto dal vivo (ma la notte dormiamo lo stesso) e ci fa ridere leggere che era sposato con Pia de’ Tolomei. No, non quella , ovviamente, ma un sorriso ci è scappato, sfociato in riso alla lettura del nome completo della coniuge Albertazzi da signorina: di Lippa. Impossibile non pensare alla cena in casa Melandri del primo Amici miei: possiamo dolerci di tanta insolenza, ma no, pure noi non chiederemo scusa.

E anche per questa volta è tutto, o quasi. Andate a teatro, se volete (e ci riuscite), ovviamente guardandovi dagli arlecchini.

Igor Vazzaz
Toscofriulano, rockstar egonauta e maestro di vita, si occupa di teatro, sport, musica, enogastronomia. Scrive, suona, insegna, disimpara e, talvolta, pubblica libri o dischi. Il suo cane è pazzo.

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